CALCIO E HOCKEY

Lo sport chiude, i quesiti legali rimangono

Secondo l'avvocato Brenno Canevascini l'unica soluzione è rappresentata dall'azzeramento della stagione. Ma anche in quel caso non tutto sarebbe risolto

(Stadi vuoti, ma i contratti andranno comunque rispettati)
12 marzo 2020
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Lo sport si è arreso al coronavirus. L'hockey ha alzato bandiera bianca, il calcio è pronto a farlo, il basket si è fermato a metà. Alla luce del propagarsi della pandemia di Covid-19, le decisioni delle varie federazioni erano praticamente scontate. Ma aprono nel contempo una serie di quesiti per quanto attiene agli esiti della stagione in corso e, soprattutto, agli aspetti legali ad essi collegati. Domani Swiss Hockey si riunirà per decidere come mettere la parola fine al campionato interrotto al termine della regular season e come comportarsi per quanto riguarda vincitori e vinti, promossi e retrocessi, il tutto in vista della prossima stagione. A inizio settimana prossima toccherà al calcio, sport assai più globalizzato rispetto all'hockey, trovare una soluzione che metta tutti d'accordo e che permetta di iniziare la prossima stagione con la certezza di chi debba prendere parte alle Coppe internazionali. E se questi sono aspetti per regolare i quali è sufficiente che i club trovino un accordo, ben diverso è il discorso per quanto riguarda, ad esempio, i contratti dei giocatori. Ne abbiamo parlato con Brenno Canevascini, avvocato dello sport... «La prima considerazione spontanea è che, usando un termine dialettale, questa è davvero una bella "gabola". Per quanto concerne il finale di stagione, i regolamenti non prevedono, in caso di sospensione per un motivo o per l'altro, che si faccia stato delle posizione acquisite al momento dello stop. Di norma sono decisioni dell'organo supremo, vale a dire l'assemblea dei club, la quale potrebbe decidere un mutamento della formula del campionato. Una decisione di questo tipo sarebbe soggetta alla possibilità di un ricorso, ma se fosse presa ottemperando alle norme federative che permettono all'assemblea della Lega di modificare i regolamenti un eventuale ricorso avrebbe poche chance».

Detto questo, resta da toccare l'aspetto più importante, quello dei contratti di lavoro con i giocatori... «Che si giochi o no, i contratti vanno rispettati e i giocatori pagati, questo è ovvio. Per quanto riguarda l'hockey non dovrebbero esserci molti problemi perché, alla luce della decisione di chiudere la stagione, a fine aprile i legami di lavoro in scadenza andranno a esaurirsi in maniera naturale. Se invece, come sembra il caso per il calcio, si cercasse di chiudere la stagione a pandemia esaurita, ad esempio da luglio in avanti, verrebbe a generarsi una sorta di movimento tettonico, con contratti che si sovrappongono ed entrano in conflitto tra di loro. Di noma gli accordi si concludono a fine giugno e molti giocatori già adesso si sono legati ad altre società, magari in altre nazioni, con società che vorranno averli a disposizione fin da subito e non dopo la fine del campionato svizzero».

Servi di due padroni, un po' come Arlecchino. Più probabilmente,  se la Swiss Football League dovesse decidere di portare a termine il campionato nel mese di luglio, lo dovrebbe fare solanto con giocatori già sotto contratto, oppure con cloro i quali si aggregherebbero sulla base di un trasferimento nella finestra di mercato estiva. Il che, ovviamente, darebbe vita a un campionato ancor più falsato di quanto non lo sia già. «A mio modo di vedere, l'unica soluzione risiede nell'annullamento di tutti i campionati per ripartire da zero con l'inizio della nuova stagione. occorrerà trovare una soluzione per quanto riguarda le coppe internazionali, ma verosimilmente nessuna decisione troverebbe l'unanimità di tutti i club. Davvero una bella "gabola" che nelle prossime settimane si estenderà a livello mondiale».