Sebastian Coe, presidente della federazione internazionale si sofferma sui temi del giorno ai Mondiali di Doha: caldo, assenza di spettatori, caso-Salazar...
Lo scandalo Salazar, la mancanza di spettatori, il caldo: Sebastian Coe, presidente della federazione internazionale di atletica (Iaaf) ha voluto fare il punto sulle polemiche nate attorno ai Mondiali di Doha. Ed ha subito precisato di aver sin qui avuto la piena approvazione da parte degli atleti.
A Doha fa caldo, molto caldo... «Sì, ma la nostra équipe medica era pronta. Gli allenatori, in particolare gli statunitensi, mi hanno detto di non aver mai preso parte a una competizione nella quale era stato fatto così tanto lavoro per far fronte a un clima difficile. Parliamo dei fatti: abbiamo a disposizione istallazioni mediche che non ho mai visto a un precedente Mondiale e nemmeno ai Giochi olimpici. Sarei molto sorpreso se tra un anno a Tokyo trovassimo le medesime infrastrutture. Senza dimenticare che ogni atleta serio si è preparato in maniera specifica per affrontare simili condizioni. Ed è ciò che mi è stato detto dagli stessi atleti».
Altro problema, quello degli spettatori. O, meglio, della mancanza di spettatori... «Ovviamente avremmo preferito vedere più gente allo stadio, ma esistono ragioni semplici da capire che hanno reso la sfida difficile. Ciò che davvero conta per me è l'approvazione da parte degli atleti, degli allenatori e dei responsabili delle squadre. Se l'ottengo, sono tranquillo. Ho trascorso le ultime quattro sere sulla pista di riscaldamento, prima dell'inizio delle competizioni. Ho discusso con le équipe mediche, gli allenatori, gli atleti e nessuno di loro ha sollevato il tema dello scarso pubblico. Non vorrei essere troppo duro, ma a mio avviso, gli atleti che si concentrano su questo tipo di problematiche non sono quelli che vincono le medaglie».
Parliamo di Alberto Salazar, l'allenatore sospeso dall'agenzia statunitense (Usada) per aver dopato i suoi atleti... «È un caso che non farà deragliare i Mondiali. Forse si tratta di un tema sensibile per i media, ma in verità non si tratta di un aspetto così importante per la maggior parte delle persone che seguono i Mondiali. Ha un impatto sugli atleti (del gruppo Salazar, ndr), ma l'Aiu (l'unità di integrità dell'atletica, incaricata di indagare sui casi di doping e di corruzione, ndr) è stata in contatto con noi. Adesso possediamo gli strumenti per gestire la situazione, fosse capitato dieci anni fa saremmo stati impreparati. Le accuse dell'Usada sono gravi e per questo motivo l'Aiu ha contattato tutti gli atleti di Salazar. Chi pratica l'atletica deve rimanere vigile. Deve essere sicuro che gli allenatori lavorino in modo da non poter mai nuocere alla sua reputazione».
Ritiratosi Usain Bolt, a Doha si percepisce la mancanza di star... «Bolt ci manca. Ci mancano la sua personalità e la sua presenza scenica. Sono altresì convinto che a lungo termine per qualsiasi sport non sia un bene riposare sulle spalle di un'unica stella. Guardate quanti atleti stanno emergendo negli 800 metri, nell'asta e in molte altre discipline. Abbiamo molti talenti che stanno crescendo, questo è indiscutibile. Dobbiamo fare di più e meglio per evidenziare il loro talento? Assolutamente sì. Non vogliamo isolarli dagli altri, ma allestire un calendario migliore, aiutare gli spettatori a comprendere meglio le differenti competizioni in differenti periodi dell'anno. Potete fare qualsiasi sforzo per valorizzare qualcuno, ma non servirà a nulla se questo sforzo non sarà innestato su un sistema destinato a durare nel tempo. La riforma della Diamond League e le innovazioni introdotte fanno parte di questo processo».