La 23enne ticinese ci ha raccontato l’impatto con le particolari condizioni trovate ai Mondiali in Qatar, dove oggi sarà in pista nelle batterie dei 100 m
Temperature che di giorno si avvicinano ai 40 gradi senza scendere sotto i 30 nemmeno di notte e soprattutto un’umidità pazzesca che porta a una temperatura percepita che alle 20 può superare ancora i 45 gradi. È così che Doha ha accolto Ajla Del Ponte e gli altri 21 atleti rossocrociati (nuovo record dopo i 19 di Londra 2017) che prenderanno parte ai Mondiali apertisi ieri nella capitale dell’emirato affacciato sul Golfo Persico.
«Quando le porte dell’aeroporto si sono aperte e dall’ambiente climatizzato a 17-20 gradi sono passata all’aperto, è stato come ricevere uno schiaffo in faccia – ci racconta la velocista ticinese, sbarcata mercoledì in Qatar e che sarà impegnata oggi nelle batterie dei 100 m (dalle 15.30 ora svizzera) –. L’umidità è davvero molto alta e c’è un vento caldo che oltretutto trasporta sabbia del deserto che circonda la città, la trovi un po’ dappertutto. Non ero mai stata da queste parti e devo dire che l’impatto è stato piuttosto forte, perché anche se siamo arrivate (ho viaggiato con Mujinga Kambundji) alle 18 ed era già buio pesto, sono saltati subito all’occhio questi grattacieli illuminati dalle forme futuristiche che da noi non siamo abituati a vedere. Un contesto ben diverso da quelli in cui avevo gareggiato finora, nel quale però devo dire che cercano di farti sentire a tuo agio. Ad esempio ai grandi appuntamenti riceviamo sempre uno zaino di benvenuto e in questo caso all’interno c’era anche un disegno personalizzato fatto dai bambini delle scuole elementari, uno diverso per ognuno degli oltre 2’000 atleti al via».
Atleti che (come gli spettatori sulle tribune da 40’000 posti) per loro fortuna si giocheranno un posto sul podio non alle proibitive condizioni citate bensì ai circa 25 gradi del Khalifa International Stadium. Che però non è un impianto chiuso: sarà raffreddato attraverso 3’000 bocchettoni che “spareranno” aria condizionata, un sistema già sperimentato in occasione dei campionati asiatici di aprile e della tradizionale tappa di Diamond League di maggio. «Alla fine le condizioni più difficili saranno probabilmente quelle del riscaldamento: potremo decidere se effettuarlo in una sala chiusa a circa 15 gradi rischiando poi di pagare la differenza rispetto allo stadio o se farlo all’esterno, quindi senza climatizzazione e dove bisogna calcolare la perdita di energia per l’umidità e il caldo. Devo ancora decidere, probabilmente opterò per una via di mezzo, in ogni caso questa situazione rappresenta sicuramente una difficoltà in più da gestire, ma anche un buon banco di prova per quello che potremmo trovare l’anno seguente a Tokyo, dove l’umidità sarà vicina al 100 per cento».
Già, le Olimpiadi di Tokyo 2020 (24 luglio-9 agosto), l’obiettivo di una vita sul quale ci si focalizzerà immediatamente dopo la rassegna iridata... «Assolutamente sì e in questo senso è sicuramente meglio aver sperimentato un momento difficile (vedi correlato sotto, ndr) quest’anno piuttosto che il prossimo. Nel quale tra l’altro per essere ancora più focalizzata sull’obiettivo olimpico ridurrò le ore all’Università (è al secondo semestre di Master in lettere a Losanna, ndr), senza tuttavia fare una pausa completa perché trovo che sia importante avere sempre qualcosa d’altro per staccare e all’Uni di Losanna mi trovo davvero bene».
Obiettivo semifinali
Dopo il 5° posto ottenuto nel 2017 a Londra con la 4x100 m rossocrociata, Ajla Del Ponte parteciperà per la prima volta a una rassegna iridata all’aperto anche a livello individuale, nei 100 m, nonostante non abbia centrato il limite richiesto di 11”24 (11”29 il suo miglior crono stagionale, anche se a giugno aveva corso in 11”20, risultato però non omologato a causa di 0,1 m/s di vento in favore di troppo).
«Per i Mondiali sono previsti 48 posti nelle batterie dei 100 m e visto che le atlete a centrare il limite sono state meno, l’Iaaf ne ha invitate altre guardando i tempi stagionali. Per cui un po’ me lo aspettavo, anche se giovedì scorso inizialmente mi avevano comunicato che non sarei stata invitata ed ero rimasta piuttosto delusa, salvo ricevere il giorno dopo la notizia della selezione. Sono molto felice di poter essere in gara sia in squadra sia a livello individuale, correre da sola è diverso oltre che in pista anche nella fase di avvicinamento, perché devo concentrarmi solo su me stessa e sulla mia gara. Questo sicuramente aggiunge qualcosa all’esperienza, rappresenta una sfida a livello personale che mi stimola parecchio e che sono sicura lancerà bene la mia rassegna, nella speranza che possa poi concludersi bene con la staffetta».
Dopo una prima parte di stagione soddisfacente con primato personale (11”21) sfiorato e due medaglie alle Universiadi di Napoli (oro con la 4x100 e argento nei 100 m), l’atleta dell’Us Ascona ha accusato un calo che ora sembrerebbe però superato... «Non so ancora bene come mai, ma dopo le Universiadi (a metà luglio, ndr) il mio corpo ha faticato a riprendersi. Una situazione che sarà da analizzare a fine stagione, però l’importante è che adesso mi sento molto meglio. Sono arrivata qui a Doha mercoledì direttamente dal campo di allenamento di Belek (Turchia, ndr), dove ho potuto prepararmi nel migliore dei modi e dove ho ritrovato le ottime sensazioni di inizio stagione, tanto che non vedo l’ora di scendere in pista e vedere cosa riuscirò a fare. Sono fiduciosa, l’obiettivo sono le semifinali».