Novità a Pyeongchang sull'onda del fermento creato dallo scandalo Weinstein. E intanto sbarcano i nord-coreani

Le Olimpiadi al tempo del caso Weinstein devono trovare le contromisure. Nel gelo di Pyeongchang lo sport alza l’asticella contro le molestie e così dopo le denunce-choc e la bufera tra le ginnaste del team Usa, ai Giochi invernali che si apriranno tra una settimana in Corea del Sud atleti e atlete avranno a disposizione uno ’sportello’ all’interno dei Villaggi olimpici per poter denunciare abusi di tipo sessuale. Grazie ai "Safeguarding Office", quello sulla costa di Gangneung e quello montano di Pyeongchang, insieme all’area ristoro, al coiffeur, all’ufficio postale, gli atleti saranno tutelati anche sotto questo profilo. Una novità che cambia la prospettiva nel regno incantato dei Giochi a cinque cerchi e in quel cerchio magico del villaggio olimpico, dove tra rapporti prima delle gare e distributori di condom, il tema sesso non è mai stato un tabù: intanto gli organizzatori sudcoreani danno un po’ di numeri, dicendo che durante tutto il periodo verranno distribuiti 110.000 profilattici, 10'000 in più rispetto alle ultime due edizioni (Vancouver e Sochi). Il livello alto di attenzione sul tema è stato approvato dallo stesso Cio proprio alla luce dello tsunami che dal mondo dello spettacolo ha visto coinvolte anche le sportive. E dall’America, particolarmente colpita dallo scandalo a luci rosse (la nuova Formula uno targata Usa ha già cancellato le “grid girls”, le ombrelline che per una vita hanno sostenuto il binomio donne e motori, facendo andare su tutte le furie il vecchio Ecclestone che ha bocciato come puritana la decisione), hanno molto apprezzato la novità che prevede dei veri centri anti-violenza pronti a fornire consulenza legale per presentare eventuali denunce e usufruire di assistenza medica e psicologica. Ma il livello di attenzione sul tema sarà esteso anche al di fuori dei confini protetti e sorvegliati dei villaggi olimpici: dalle province coreane coinvolte nell’organizzazione delle Olimpiadi sono infatti stanziate risorse per attivare assistenza a tutta la famiglia olimpica. Intanto con una doppia cerimonia tra costa e monti si è aperto l’ultimo count down all’inaugurazione del 9 febbraio: alla presenza del presidente del Cio, Thomas Bach, sono state issate le bandiere di tutti i paesi (per la prima volta ai Giochi invernali sei nuovi comitati olimpici: Ecuador, Eritrea, Kosovo, Malesia, Nigeria e Singapore). Anche quella della Corea del Nord, sbarcata oltre il confine nemico con la sua delegazione di 22 atleti e dirigenti, colbacco e cappotto nero in divisa.