Tecnologia

I film dell’intelligenza artificiale

Con lo sviluppo delle nuove tecnologie sta cambiando anche il nostro approccio alle immagini. Con Kevin B. Lee, professore all’Usi, facciamo il punto

Il mondo è gestito attraverso le immagini. Molte delle quali nessun essere umano vede
(Depositphotos)

La sigla di apertura della nuova serie tv Marvel/Disney, ‘Secret Invasion’, è stata realizzata utilizzando le immagini generate da un’intelligenza artificiale. L’azienda di effetti speciali che ha lavorato alla serie, la Method Studios di Los Angeles, non ha rilevato quali strumenti siano stati utilizzati e come sono stati impiegati, limitandosi a commentare che l’operazione non ha comportato la perdita di posti di lavoro. Ali Selim, regista e produttore esecutivo della serie, ha giustificato la decisione con il fatto che quelle “immagini artificiali” rimandano ai temi della serie – con degli alieni mutaforma che si sostituiscono agli esseri umani –, il che spiega anche l’aspetto irreale delle immagini utilizzate nella sigla di ‘Secret Invasion’.

La generazione di immagini e filmati partendo da una descrizione testuale è l’applicazione più evidente di queste nuove tecnologie al mondo audiovisivo, ma è sempre una intelligenza artificiale a raccomandare, in base a quanto visto in precedenza e altri dati, questa o altre serie tv agli iscritti ai vari servizi di streaming, senza dimenticare gli strumenti automatici di analisi di video e immagini che catalogano archivi pubblici e privati.

Questi nuovi sviluppi tecnologici cambiano il nostro rapporto con le immagini? Ne abbiamo discusso con Kevin B. Lee, Locarno Film Festival Professor for the Future of Cinema and the Audiovisual Arts, cattedra sostenuta da Swisscom.


USI
Kevin B. Lee, professore all’USI

Professor Lee, in meno di 50 anni siamo passati da una situazione in cui la produzione di video e immagini era limitata e difficile a una situazione in cui tutti hanno una fotocamera in tasca. Per la maggior parte delle persone, soprattutto per i più giovani, il modo più immediato di comunicare è condividere un’immagine o un video su un qualche social media. Pensa che questo cambiamento sia accompagnato da una maggiore consapevolezza del linguaggio audiovisivo?

Inizierei la mia risposta sottolineando che oggi il linguaggio audiovisivo non è singolare ma multiplo. Videomessaggi, post su Facebook e Instagram, chiamate Zoom, TikTok, meme: ognuno di questi strumenti ha i propri codici e metodi per trasmettere un significato. E ogni nuova piattaforma comporta una nuova serie di codici da imparare. I giovani sono particolarmente interessati a padroneggiare questi codici visivi perché sono fortemente legati alla visibilità sociale e allo status. Si può quindi dire che la consapevolezza del linguaggio audiovisivo non è mai stata così grande. Tuttavia spero che non ci sia solo una consapevolezza tecnica su come padroneggiare questi linguaggi, ma anche una consapevolezza critica. Insomma che ci si chieda anche a che cosa serva davvero tutta questa comunicazione.

Il linguaggio audiovisivo potrebbe essere utilizzato maggiormente anche in contesti in cui prevale il testo scritto, come ad esempio nella ricerca scientifica?

Dal momento che abbiamo stabilito che il linguaggio audiovisivo sta dominando la comunicazione sociale di tutti i giorni, non ci si dovrebbe sorprendere se lo stesso accadesse nella ricerca scientifica. Credo che la vera domanda sia quali standard verranno stabiliti per valutare correttamente il valore scientifico di una ricerca pubblicata in forma audiovisiva. Negli ultimi dieci anni mi sono occupato di contribuire all’affermazione dei video-essay come metodo di ricerca legittimo, prima nell’ambito degli studi sul cinema e sui media e ora all’interno della Facoltà di comunicazione, cultura e società dell’Università della Svizzera italiana. L’attuale ciclo del Progetto culturale della facoltà, intitolato “Immagini in questione”, sarà una grande occasione per presentare il video-essay come un’importante risorsa per la ricerca.


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Nuove immagini a portata di click

La “civiltà delle immagini” non è solo umana: oggi la maggior parte delle immagini non sono realizzate e nemmeno viste da persone, ma da macchine. Penso alle telecamere di sorveglianza, ma anche alle immagini prodotte nel corso della ricerca scientifica. Questo fatto ha conseguenze sul nostro rapporto con le immagini?

Sì, se non altro perché la nostra società dovrebbe riconoscere questa realtà, ovvero che la maggior parte delle immagini non sono più prodotte o consumate dagli esseri umani, ma sono utilizzate per mantenere le operazioni automatizzate che permettono alla nostra società di andare avanti. Sistemi che regolano tutto, dal traffico in Ticino alla produzione a Basilea alla guerra in Ucraina. Se un maggior numero di persone fosse esposto a questo tipo di immagini, l’effetto sarebbe sorprendente se non scioccante, potente come un qualsiasi film d’avanguardia. Perché ci farebbe aprire gli occhi su quanto il nostro mondo sia gestito attraverso le immagini.

Intelligenze artificiali generative: chiunque può scrivere una breve descrizione e ottenere un’immagine o un video generato da un computer. È la fine della fotografia e del video come fonte affidabile di informazioni?

Non credo che le immagini generate dall’IA metteranno fine alla nostra fiducia nell’immagine, ma ridefiniranno la natura della nostra fiducia. E forse la sfiducia è salutare per creare un’intelligenza critica e scuoterci da una fede cieca nelle immagini. Allo stesso tempo, credo che le immagini generate dall’intelligenza artificiale permetteranno alle persone di assecondare le loro fantasie, poiché saranno in grado di creare immagini a partire da qualsiasi pensiero venga loro in mente. Quindi le immagini si baseranno meno su una realtà fisica condivisa e più su una realtà psichica. A quali immaginazioni, impulsi e desideri vorremo credere?

Pensa che l’ascesa dell’IA generativa avrà un impatto sull’industria cinematografica?

Forse questo costituirà la base di una nuova era dell’industria cinematografica. Ma non credo che l’intelligenza artificiale sostituirà completamente gli attori o i registi umani. Piuttosto, gli esseri umani dovranno ridefinire le qualità che li rendono unici e preziosi rispetto a ciò che l’IA può fare. In altre parole, possono contribuire ad affermare il valore dell’autentico e del reale in un mare di fantasia.

L’IA e gli algoritmi svolgono un ruolo importante anche nella selezione e nella presentazione dei prodotti audiovisivi. Scrivere un riassunto di un film, analizzare ore o giorni di video per evidenziare le parti più importanti eccetera. È un’opportunità o una minaccia per i curatori di film e per eventi come il Locarno Film Festival?

Ci sono sia opportunità che rischi in queste proposte, ma in ogni caso l’IA non deve sostituire il lavoro che si fa, ma deve permettere di lavorare meglio. Per esempio, ho chiesto a Chat GPT di rispondere alle domande di questa intervista, per spingermi a trovare risposte più interessanti. Poiché la maggior parte delle volte i risultati generati dall’IA sono piuttosto banali, posso già capire quando uno studente la usa per scrivere una relazione. Il Locarno Film Festival non si accontenta della banalità, quindi, sia nelle selezioni dei film che negli eventi dal vivo, può essere un luogo in cui l’IA può essere affrontata, esplorata e sperimentata, per scoprire cosa è veramente possibile.

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