L'applicazione di videoconferenze è stata presa di mira: dati di mezzo milione di utenti sono in vendita nel lato scuro della rete
Dopo i problemi legati alla sfera privata, quelli di cibersicurezza per Zoom. La popolare applicazione mobile (app) di videoconferenze, che ha registrato un boom in questo periodo di quarantena, è stata presa di mira dagli hacker e ora oltre 500'000 credenziali di utenti sono in vendita nel dark web. E il prezzo per ogni account è irrisorio e in alcuni casi le credenziali sottratte sono addirittura gratuite.
Lo ha scoperto la società di sicurezza informatica Cyble secondo cui gli hacker sono riusciti ad accedere alle password e ai collegamenti Url di mezzo milione di account già dal primo aprile per poi venderli sul dark web al prezzo di 0,002 centesimi di dollaro (grossomodo la medesima somma in franchi) ciascuno. Alcune credenziali sono state regalate per consentire le "Zoombombing", vere e proprie invasioni che si verificano durante le videoconferenze.
Il furto di credenziali è avvenuto attraverso un attacco informatico chiamato "credential stuffing", che fa leva sul fatto che gli utenti usino le stesse chiavi d'accesso per più applicazioni, siti e servizi. Violati anche gli account di aziende note come Chase e Citibank.
In una dichiarazione al sito Bleeping Computer, Zoom spiega di aver arruolato diverse società di intelligence per indagare sull'accaduto e chiede agli utenti di cambiare le password.
Nelle scorse settimane Zoom era stata accusata di violare la sfera privata degli utenti inviando i loro dati in Cina. Tanto che alcune istituzioni, tra cui il Senato degli Usa, hanno fatto divieto assoluto di utilizzarla. Anche Google e Space X hanno vietato ai propri dipendenti di usarla.
La mossa di Zoom è stata quella di dotarsi di un consulente di spicco per riabilitare la propria immagine: la scelta è ricaduta su Alex Stamos, ex capo della sicurezza di Facebook e oggi docente presso la Stanford University.