salute mentale

La relazione che cambia il nostro patrimonio genetico

Nel Dna si cela molto del nostro essere psicologico. Non per forza però è scolpito nella pietra e lavorando si può anche migliorare

Il nesso tra ambiente, mente e genetica segna la nostra quotidianità
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Oggi gli studi hanno dimostrato come l’ambiente e il nostro stile di vita possano interagire con il nostro genoma scatenando cambiamenti sia positivi che negativi. Il genoma è il corredo fornito alla nostra nascita tramite il DNA ereditato e l’epigenetica è la modalità attraverso cui l’ambiente interagisce con il nostro DNA a livello molecolare. In passato si pensava che il nostro DNA fosse immodificabile e staticamente predefinito per ciascuno di noi ma oggi sappiamo che il nostro sviluppo di essere umano va oltre quello che è stato depositato nel nostro DNA alla nascita. Il nostro sviluppo infatti è anche il frutto delle relazioni con l’ambiente attraverso meccanismi che modulano l’espressione genica determinando un cambiamento biologico che si riflette nell’espressione di tutte le nostre caratteristiche di essere umano. Insomma, oggi sappiamo che la scultura del nostro essere, sia fisico che psicologico, è modellata durante tutta la vita dagli ambienti in cui ci immergiamo, così come un blocco di marmo viene modellato dallo scalpello di un artista.

Modellati dal contesto

Durante la vita infatti possono verificarsi dei rimodellamenti epigenetici sotto l’influenza di vari fattori come quelli ambientali, nutrizionali, farmacologici, chimici ma anche comportamentali e psicosociali. Attualmente a queste latitudini del pianeta Terra diamo moltissima importanza al benessere fisico, alla salute del nostro corpo premurandoci di portarlo in palestra, a fare yoga o una bella passeggiata in natura, ci preoccupiamo sempre di più anche del cibo di cui nutriamo il nostro corpo scegliendo magari prodotti locali e favorendo frutta e verdura, cerchiamo di avere una buona qualità del sonno. Stiamo dando sempre più importanza anche alla qualità dell’ambiente lavorativo e anche a quello delle nostre case, siamo sempre più consapevoli che vivere in un ambiente sano ci fa stare meglio e in salute. Ma quanti di noi si preoccupano degli ambienti relazionali in cui viviamo? Quanti di noi si occupano di curare l’ambiente relazionale dei nostri legami con partner, figli, genitori, colleghi e così via? E se l’ambiente nel quale fossimo maggiormente immersi fosse proprio quello delle relazioni? E se ci rendessimo conto che la relazione con noi stessi è l’ambiente nel quale siamo immersi da più tempo e più precisamente dalla nostra vita uterina? Se così fosse e così è con quanta cura vorremmo dedicarci alla qualità dei nostri ambienti relazionali alla cura della relazione con noi stessi?

Davanti allo stress: combatti, scappa o bloccati

Si è scoperto che esiste un reciproco influsso tra le dinamiche biologiche, psicologiche e relazionali che lavorando in sinergia permettono di attivare o meno quello che ereditiamo dal nostro bagaglio genetico. A riprova di questo si è attestato scientificamente che la psicoterapia permette di promuovere un cambiamento strutturale sul nostro DNA tramite l’attivazione di processi psicologici oltre a essere capace di determinare dei veri e propri cambiamenti nella morfologia del cervello. Ad esempio, sappiamo che ci sono differenze importanti nel modo in cui gli individui rispondono allo stesso evento stressante e queste differenze possono essere spiegate in parte da fattori genetici ed epigenetici. Lo stress originalmente è una reazione normale di attivazione del corpo di fronte a stimoli esterni o interni che vengono identificati come minacciosi e per i quali ci si vuole preparare a proteggersi o difendersi. Le specie animali hanno sviluppato almeno tre strategie per sopravvivere alle minacce, queste strategie sono le risposte: combatti, scappa o bloccati (fight, fly or freeze). Queste strategie sono state sviluppate progressivamente nell’evoluzione della nostra specie e in particolare nello sviluppo dei vari rami del nervo vago di cui la teoria polivagale di Porges ci racconta le implicazioni nella nostra capacità di stare in relazione. La teoria polivagale spiega anche la possibilità peculiare di alcune specie animali, tra cui l’uomo, di affrontare lo stress delle minacce tramite l’ingaggio sociale cioè la relazione. Ogni stimolo viene valutato in modo unico da ognuno di noi e tale interpretazione può innescare una riposta emotiva e comportamentale specifica mediata spesso dai modelli comportamentali appresi in precedenza. L’esposizione a fattori di stress elevati o cronici di qualsiasi natura può causare lo sviluppo di vari disturbi, tra cui ansia e depressione, perché uno stress elevato e cronico non sarà più una reazione protettiva a una minaccia ma diventerà la minaccia stessa.


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C’è chi per paura si finge morto

È sì genetica, ma non è per la vita

In recenti studi su modelli animali è stato scoperto che l’esposizione allo stress traumatico può causare alterazioni biologiche e comportamentali che i genitori possono trasmettere geneticamente nella prole come meccanismo di protezione e difesa transgenerazionale per quelle che sono state valutate delle minacce. Fortunatamente la vita, almeno alle nostre latitudini, non è sempre e costantemente minacciosa e la storia dei genitori non è quella dei figli ed è importante per ognuno di noi che vi sia una sorta di aggiornamento delle nostre reazioni cognitive, emotive e comportamentali allo stress e alle situazioni minacciose. Per questi aggiornamenti la psicoterapia con tutte le sue sfaccettature è uno strumento prezioso. In fondo amiamo avere la versione aggiornata del software nel nostro cellulare perché non volerlo delle nostre possibilità di affrontare la vita? L’epigenetica e le neuroscienze ci stanno spiegando come collegare la biologia e la psicoterapia dimostrando come l’ambiente e in particolare l’ambiente relazionale interagisca sul nostro DNA in una danza dinamica tra geni e ambiente. La psicoterapia, dunque, oltre a essere capace di determinare dei veri e propri cambiamenti nella morfologia del cervello è capace anche di determinare un cambiamento biologico che si riflette nel modo di pensare, di sentire, di comportarsi e di interagire tra esseri umani. Oggi sappiamo quindi che oltre al cibo, all’acqua, all’aria e a tutti i fattori ambientali a cui siamo esposti uno dei fattori epigenetici più potenti sono le emozioni e l’ambiente emotivo nel quale siamo cresciuti e nel quale poi decidiamo di vivere. Il linguaggio della cura in tutte le sue forme è quello che sin dalle origini della nostra vita ha la più grande risonanza nelle nostre strutture biologiche e sulle molecole stesse che sono i mattoni del nostro organismo. Gli studi sul connettoma umano ovvero sull’insieme delle reti neuronali che costituiscono il nostro sistema nervoso centrale rappresentano la complessità di chi siamo, mostrano che le esperienze emotive e relazioni precoci lasciano un segno nel nostro epigenoma e a seguire tutte le esperienze affettive e relazionali della nostra vita potranno interagire con esso per plasmarlo. Sappiamo oggi che grazie alla psicoterapia possiamo riparare e aggiornare le impronte lasciate dallo stress acuto o cronico, riconnetterci alle memorie corporee e trasformare il vissuto della nostra eredità familiare e aumentare la nostra capacità di affrontare con maggiore fiducia e serenità le sfide della vita. La qualità e la quantità delle esperienze che facciamo influenzano l’espressione del livello più intimo della nostra biologia. Questo significa che non siamo degli esseri inermi in balia della famosa questione genetica anzi diventando consapevoli del nostro modo di funzionare delle nostre caratteristiche possiamo fare tanto per migliorare la nostra qualità di vita guarendo anche ferite generazionali.

Abbracci all’endorfina e sguardi guaritori

Oggi sappiamo quindi quanto sia importante la qualità della vita che conduciamo nella cura della nostra salute mentale. Possiamo iniziare quindi a sentirci responsabili della nostra salute mentale non in termini di colpe ma in termini di possibilità d’azione, di scelta, di cambiamento e di evoluzione attraverso strumenti concreti che si possono acquisire grazie alla psicoterapia e a una rete sociale che possa contribuire nel processo di cura. E per chi non si sentisse ancora pronto per la psicoterapia può iniziare da piccoli gesti quotidiani che possono migliorare significativamente la qualità delle nostre relazioni, della vita e della nostra salute. Ad esempio, guardarsi negli occhi favorisce l’intersoggettività e l’empatia grazie all’attivazione dei neuroni specchio, sorriderci attiva il sistema motivazionale della collaborazione e per i più audaci ci sono gli abbracci. Infatti, attraverso il contatto di due corpi che si stringono si stimola la produzione di endorfine, sostanze che riducono la soglia del dolore, favoriscono la percezione del piacere e del benessere psicofisico. Con l’abbraccio viene stimolato l’ipotalamo a produrre l’ossitocina chiamato anche l’ormone dell’amore che riduce ansia e stress, rallenta il battito cardiaco e la pressione sanguigna e rafforza il sistema immunitario. L’abbraccio favorisce l’empatia e rafforza i legami affettivi aiutandoci ad affrontare le difficoltà con maggiore calma e consapevolezza. L’epigenetica, dunque, studia come lo stile di vita e l’ambiente in cui siamo immersi influenzino il patrimonio genetico e la nostra qualità di vita. Come specie umana ci siamo evoluti e siamo sopravvissuti ai grandi predatori grazie alla nostra capacità di stare in relazione e tutto quello che ne scaturisce. La relazione con noi stessi e gli altri che ci circondano è l’ambiente in cui siamo maggiormente immersi ogni giorno e dunque il suggerimento è di prendersene cura.

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