L’evoluzione che può avvenire ad ogni età, anche attraverso la condivisione.
Risulta immediato parafrasare il titolo del film di Sandro Veronesi ("Non è un Paese per giovani", 2017) leggendo il rapporto dell’Ufficio federale di statistica del 2020 che attesta che in Svizzera "ci sono sempre meno giovani e sempre più persone anziane che dipendono dalla popolazione in età lavorativa". Dati alla mano, infatti, il 13% della popolazione ha tra i 65 e i 79 anni mentre il 5% è nella fascia di età che va dagli 80 ai 99 anni.
Sempre l’Ufficio federale di statistica nel 2015 aveva pubblicato uno studio secondo cui il nostro Paese nel 2045 conterà 2,7 milioni di persone di 65 anni o più, contro gli 1,5 milioni che si registravano alla fine del 2014.
Si assisterà dunque ad un aumento del numero di persone con un’autonomia parzialmente o totalmente ridotta e con dei bisogni specifici, con i quali la società sarà confrontata e che costituiranno un problema sempre più rilevante in ambito sociosanitario (Moreau, 2010). A tale proposito, già nel 2007 l’Organizzazione mondiale della sanità si esprimeva in questi termini: "siamo di fronte al più grande cambiamento demografico mai accaduto prima d’ora nella storia, e mantenere la popolazione anziana attiva è dunque una necessità e non un lusso".
Proprio sulla scia di questa necessità, territoriale e sociosanitaria, alcuni anni fa un gruppo di professionisti ha deciso di fondare l’associazione Ginco - Gruppo Invecchiamento Consapevole - www.gincoticino.ch.
Questo concetto è alla base del modus operandi dei membri dell’associazione Ginco Ticino. Il tutto parte dal presupposto che nel corso della vita le persone si confrontano con una serie di cambiamenti: negli affetti, nelle relazioni, nei ruoli e anche nella fisicità; e per poterli affrontare al meglio è necessario rinegoziare nuovi significati, scoprire e trovare nuovi equilibri, al fine di salvaguardare quello che l’associazione Ginco definisce "la continuità del sé", quell’insieme di convinzioni, ricordi e pensieri su di sé che producono una coerente immagine personale e un senso di singolarità e continuità nel tempo. Nel percorso di trasformazione dell’identità durante il processo di invecchiamento, l’obiettivo è dunque quello di individuare quegli elementi che contribuiscono a costruire situazioni di equilibrio e serenità, piuttosto che di sofferenza e insoddisfazione. Per poter affrontare questa sfida risulta quindi particolarmente preziosa la possibilità di fermarsi ed ascoltare i propri sentimenti e le proprie emozioni.
Giacomo Leopardi ne "Il Passero solitario" la descriveva come la "detestata soglia", la vecchiaia è tradizionalmente un punto di arrivo, dove ognuno incontra inevitabilmente sé stesso e deve fare i conti con ciò che è diventato; ma è anche un lunghissimo luogo di transito, dove sono possibili azioni e trasformazioni. La possibilità di proiettare sé stessi nella vecchiaia e di permettere alle persone anziane di narrarsi e vivere questa fase della vita in maniera armonica è un fenomeno complesso che passa per una riconnotazione positiva dell’anzianità, non in termini idealizzati, ma in termini di aspettative di essere qualcosa di specifico e significativo. Occorre iniziare a pensare la vecchiaia in relazione a stati d’animo ed emozioni, non più solo a questioni fisiche.
Per vivere l’anzianità come luogo della scrittura della propria storia, di riordino, rilettura e costruzione della propria esperienza. Un periodo che, benché ancorato al passato, sia strutturato nel presente e nella sua prospettiva di rimanere nel futuro.
Il tutto, però, senza dimenticare che per molti la creatività si perde e che altri ancora abbandonano a poco a poco le loro attitudini creative.
Per tutto questo, quindi, risulta di grande aiuto la condivisione di gruppo, per ritrovare il piacere di ascoltare, sentire, narrare e narrarsi, scoprendo nuovi collegamenti emozionali e cognitivi, nell’ambito, ad esempio, della musica, del canto, della fotografia, della lettura, della scrittura e altro ancora. La partecipazione a varie forme comunitarie, nella condivisione di attività di gruppo, costituisce sicuramente una spinta importante nella riattivazione emozionale e vegetativa, un impulso e un sostegno nell’utilizzo dell’intelligenza emotiva, oltre che nelle altre capacità.
Il gruppo Ginco, con lo scopo di favorire un percorso di consapevolizzazione delle proprie emozioni, di crescita e di appagamento, in collaborazione con le istituzioni cantonali, propone all’interno dei Centri diurni socio-ricreativi il "Programma benessere emotivo anziani".
Il programma nasce dall’esperienza di un gruppo di psicologi e psicoterapeuti specializzati nella prevenzione e nella tutela del benessere nell’ambito dell’invecchiamento e si concretizza in un percorso di gruppo completo, strutturato e chiaro, con proposte di attività che guidano operatore e persona anziana ad esplorare in modo ludico e divertente il proprio mondo emotivo, nel riconoscere le emozioni, nel ripercorrere la propria storia, ascoltando ed accogliendo il vissuto altrui e, infine, nel tornare a sperimentare stati di leggerezza, benessere e vitalità. Le attività proposte sono utilizzabili da varie figure professionali, in contesti differenti (RSA, Centri diurni, domicilio…) e, con i dovuti accorgimenti, anche con persone affette da decadimento cognitivo.
Il gruppo, racconta uno psicologo di Ginco, si incontra settimanalmente e si concretizza con tutta una serie di attività volte alla condivisione, da parte dei partecipanti, circa i propri vissuti emotivi, in un clima di totale rispetto in cui tutti si sentono liberi di raccontare ciò che provano, senza giudicare né giudicarsi. L’aspetto emotivo è quindi al centro di queste attività ed all’interno del gruppo si respira un clima di piacere e di fiducia. I partecipanti si sentono davvero parte di un qualcosa che permette loro di esprimere liberamente ciò che hanno dentro, senza timore di giudizio o derisione, con la consapevolezza che ad ascoltarli ci sono persone pronte ad accoglierli, per alleggerire loro i pensieri ed aiutarli a mantenere salda nel tempo quella continuità identitaria che nell’anzianità viene spesso persa. Personalmente sperimento che ogni attività è un’opportunità per osservare come sia possibile evolvere a ogni età. Il fatto di dare spazio alle emozioni, contestualizzandole in una storia di vita e attraverso racconti condivisi, permette di acquisire la sensazione che ciò che si vive ha senso, indipendentemente dal fatto che sia fonte di gioia o di sofferenza. E questo penso sia il motore centrale del nostro lavoro e lo si percepisce durante ogni incontro.
La signora Eva (nome di fantasia) da qualche anno frequenta il Centro diurno ATTE (Associazione Ticinese Terza Età) e partecipa al gruppo promosso da Ginco. Di seguito si racconta, per condividere i suoi sentimenti e la sua esperienza… alla ricerca del benessere.
Per me "benessere" significa cercare di pensare in positivo, anche quando non è facile… al momento la cosa che mi fa stare bene è il fatto di sapere che tutti i miei famigliari stiano bene e in salute. Ma anche il Centro diurno mi fa sentire bene, per diversi aspetti. Grazie al servizio di accompagnamento frequento il centro tutti i giorni: stiamo insieme, chiacchieriamo, ridiamo, e condividiamo un piacere quasi dimenticato, quello del pranzo in compagnia, mangiamo meglio apprezzando appieno il momento. Poi ci sono le attività del Gruppo Benessere Emotivo in cui impariamo sempre qualcosa di nuovo. Siamo in 4 o 5, ci confrontiamo e condividiamo le nostre emozioni, liberamente, in modo sincero. È questa l’unicità di questo Gruppo, ci si sente liberi di dire o di non dire. Spesso, dopo gli incontri con il gruppo provo sollievo, come se fossi più leggera. Ad esempio, tempo fa ho deciso di aprirmi col gruppo, raccontando una difficoltà che ho da tanto tempo, ovvero quella di non riuscire più a piangere… (Eva si incupisce). Con il Gruppo ho capito che alla base di tutto ci sono le emozioni, e che mi vorrei potermi "scaricare". È questo il percorso che stiamo iniziando con il gruppo Benessere Emotivo, che consiglio a tutte le persone che non esternano troppo i propri sentimenti, perché in fondo le emozioni vanno provate, sono vita, sia quelle belle che quelle brutte… (quelle brutte non è piacevole provarle, meglio quelle positive…) ma alla fine se non si provano emozioni che cosa ci resta?
Come Fondazione Pro Mente Sana sempre più spesso riscontriamo nella popolazione anziana un incremento dei disturbi psichici comuni (disturbi d’ansia, depressione e distimia). E come se non bastasse, la frequente compresenza di questi disturbi con altre patologie somatiche, comporta un peggioramento delle condizioni generali di salute, nonché della loro qualità di vita e di quella dei loro familiari. Risulta quindi fondamentale, come peraltro confermato dalla testimonianza della signora Eva, l’operato di tutti quei centri, istituti, gruppi di parola, che si impegnano a promuovere azioni e politiche sociali e sanitarie volte a sviluppare opportunità per aiutare le persone a liberare, soprattutto fra pari, le proprie emozioni. Per provare ad invecchiare in buona salute, fisica e psichica, assumendo, laddove possibile, anche un ruolo attivo nella società. Perché è vitale che le persone percepiscano di non essere sole.
Per tutto il 2022 la Fondazione Pro Mente Sana, tramite questo spazio mensile, proporrà nuovi temi e testimonianze. Se avete domande, necessitate di consigli, volete proporre nuovi temi da approfondire o se desiderate mandare un commento o raccontare la vostra storia, potete contattare direttamente Pro Mente Sana (www.promentesana.ch), scrivendo a contatto@promentesana.ch o telefonando allo 091 646 83 49.