In sella alle biciclette condivise. E, ancora, nel giornale di oggi, i Nightbirds, il centro scolastico di Lattecaldo e il terzo mandato a Xi Jinping
‘Il dopo Putin è già cominciato’. Parole di Yurii Colombo, giornalista freelance da Mosca, ricercatore nonché collaboratore Rsi. Lui, che la studia dai tempi della Perestrojka, la Russia la conosce bene e dunque, per dirla con le parole di Lorenzo Erroi, che l’ha incontrato, non può essere accusato di facili entusiasmi altisonanti. Sul dopo Putin, Colombo premette: "Non sarà un processo che si compie in poche ore o giorni. Il cammino verso il ‘dopo’ è molto lungo ed è iniziato già negli anni Dieci, quando la prospettiva russa di ritornare potenza tra le potenze – anzitutto grazie allo sviluppo economico – è sostanzialmente fallita".
È un Ticino che pedala. Da una parte e dall’altra del Ceneri. E in attesa di poterlo fare assieme, con un progetto unico e univoco che unisca i due più grandi servizi di biciclette condivise del cantone, siamo... saliti in sella al tandem per tastare il polso tanto al servizio di Velospot (quello di Locarnese e Bellinzona), assieme al coordinatore Luigi Conforto, quanto a quello di Publibike (cintura del Luganese), unitamente al capodicastero Cultura, sport ed eventi Roberto Badaracco.
Tutto è iniziato sessant’anni fa a Zurigo. Nella Niederdorfstrasse, per la precisione. E tutto ricomincia da lì. Loro sono i Nightbirds, celebre band locarnese che in uno dei più noti quartieri in riva alla Limmat, sessant’anni fa appunto, fecero risuonare le note del loro rock. Quelli erano i loro primi passi, che oggi vengono rispolverati, partendo proprio da Zurigo, grazie all’inizativa di un fan della prima ora della band simbolo degli anni 60 e che mira a fare dei Nightbirds un elemento culturale ‘protetto’ di Locarno.
Per le Storie mondiali si vola in Africa, ‘Quando il Ghana flirtò con la Storia’, dove in occasione dei Mondiali del 2010, i primi giocati nel Continente nero, la squadra africana arrivò a un passo da una semifinale da record contro il nobilissimo Uruguay, ma il sogno svanì all’ultimo minuto.
Nel suo commento odierno, dall’eloquente titolo "L’inamovibile Xi Jinping", Giuseppe D’Amato si sofferma sulle implicazioni del terzo mandato conferito al presidente cinese come leader del Partito comunista. ‘Non una buona notizia per la Cina, meno che mai per il mondo e per coloro che credono più nelle istituzioni che negli uomini", osserva l’articolista. Che poi si chiede: "Chi adesso avrà la forza politica o il coraggio di dirgli, ad esempio, che la strategia dello ‘zero Covid’ – con la chiusura di città con milioni di abitanti – è fallimentare o che è meglio non imbarcarsi in una qualche avventura militare per ricongiungere finalmente la madrepatria e scrivere la storia, o ancora che sarebbe preferibile non attaccare il business privato?". E, ancora, in chiusura: "Serve difendersi, o no, dalla globalizzazione alla cinese?".