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I rischi del telelavoro e l’Afghanistan dimenticato

Lavorare da casa? Bene se si è tutelati male per i precari, ci ricorda l’economista Greppi. E mentre il mondo si dimentica dei talebani, torniamo a Bamyan

20 dicembre 2021
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Mentre la variante Omicron incombe sulle festività portando nuove restrizioni in sempre più Paesi, guardiamo alle conseguenze della pandemia sul mondo del lavoro. Con l’economista Spartaco Greppi facciamo il punto sul telelavoro: per molti lavoratori è un’opportunità, ma “notiamo anzitutto molto bene la differenza tra chi può svolgere un lavoro da casa beneficiando comunque di piena tutela contrattuale, di uno stipendio e di condizioni logistiche adeguate, e tutti gli altri” osserva Greppi evidenziando tendenze già presenti prima della pandemia ma che il Covid ha accelerato.

La pandemia ha invece rallentato le notizie provenienti dall’Afghanistan: pochi mesi fa, quando i talebani hanno riconquistato il potere, l’attenzione globale era tutta per il popolo afghano. “Oggi l’indignazione lascia il posto all’oblio” scrive Roberto Antonini in un commento. Mentre Filippo Rossi in un reportage ci racconta di una delle località simbolo del primo regime talebano, Bamyan, quella dei giganteschi Buddha.

Chiudiamo questa newsletter del lunedì con due notizie regionali: a Lugano “manca un centro artistico per ragazzi”, sostengono Gienry Papiri e Timothy Hofmann illustrando il loro progetto di uno spazio polivalente e ben attrezzato rivolto agli adolescenti; a Riva San Vitale, invece, fa discutere il progetto di un campo per il beach volley.

A domani.

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