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Sul Covid, screzi di vicinato fra Arcisate e Ticino

Il comune nel Varesotto accusa le aziende del Mendrisiotto di mancato rispetto di protocolli e norme di sicurezza a scapito dei frontalieri. Aiti nega.

13 novembre 2020
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Venti, o meglio spifferi di guerra fra Arcisate, in provincia di Varese, e il vicino Ticino. Nella cittadina a poca distanza dal confine, risulta positivo al Covid un abitante su 10, tanto da far parlare di una nuova Codogno, la città simbolo del contagio nella prima ondata primaverile. E più di una voce dà la colpa alle aziende del Mendrisiotto, che adotterebbero misure di sicurezza non sufficienti e non rispetterebbero i protocolli, rendendo i tanti frontalieri dei veri e propri "corrieri" del virus verso l'Italia. Alle polemiche ribatte il presidente dell'associazione industriali ticinesi Modenini, che afferma: nessun focolaio, solo quarantene.

"Una frase sciocca, un volgare doppiosenso, mi ha allarmato, non è come io la penso", cantava 40 anni fa Lucio Battisti, e sembra che in effetti quella frase carpita fuori onda da TeleTicino sugli italiani e un presunto, per usare un eufemismo, disinteresse nei loro confronti da Norman Gobbi non corrisponda al pensiero del presidente del governo, come dimostra il video integrale con l'audio ripulito. Frase colorita, insomma, per il resto un equivoco.

Parliamo ancora, è inevitabile, di coronavirus, ma con qualche buona notizia: scendono i contagi sia in Ticino che a livello svizzero e con essi il tasso di positività. La luce in fondo al tunnel è ancora lontana, ma si intravede quanto meno una candelina. E intanto scoppia un nuovo focolaio al San Giovanni di Bellinzona. Alti e bassi, insomma.

 

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