Educare al digitale è fondamentale soprattutto nell’era dell’Intelligenza Artificiale. La scuola di Collina D’Oro fa da apripista con una sperimentazione
Cosa accade quando una intera sede di scuola elementare e dell’infanzia decide di dotarsi di strumenti digitali, dalla rete ai tablet? La scuola di Collina d’Oro, sostenuta dal Municipio e accompagnata dal Dipartimento formazione e apprendimento / Alta scuola pedagogica della Supsi (Dfa/Asp) e dal Centro di risorse didattiche e digitali (Cerdd) del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport, ha raccolto la sfida.
A partire dall’ingresso dirompente dell’Intelligenza Artificiale nella vita di tutti i giorni grazie a ChatGpt, gli scenari distopici sono tornati di moda. Quando si parla di “scuola digitale” ci si immagina classi bianche, asettiche e perfettamente geometriche, nelle quali educatissimi docenti-robot istruiscono diligenti bambini-scienziati. Per alcuni il digitale a scuola è garanzia di innovazione e qualità; per altri, di spersonalizzazione e omologazione.
L’esperienza, però, ci dice tutt’altro. A settembre 2023 il Centro scolastico di Collina d’Oro ha accettato una sfida. Sostenuto dalla decisione del Municipio, ha avviato il progetto biennale Educazione Digitale alle scuole della Collina D’Oro (Educo), che vede la collaborazione del Laboratorio Media e Mint del Dfa/Asp e del Cerdd. Una prima in Ticino, perché mai fino ad ora era stata proposta una formazione di educazione digitale che coinvolgesse un intero istituto scolastico comunale.
La sede scolastica è stata dotata di connessione internet WiFi, e ai docenti sono stati messi a disposizione diversi apparecchi digitali. Ci sono dei tablet, come è lecito aspettarsi, ma anche dei cavalletti per fare riprese; ci sono lavagne interattive, ma anche strumenti per la raccolta di dati come temperatura, umidità e pressione; ci sono cuffie audio e microfoni, ma anche robot educativi. Già la varietà di questi dispositivi suggerisce che le opportunità che il digitale offre alla scuola sono molteplici. E infatti proprio la diversità è ciò che caratterizza questo progetto, perché la scuola è fatta di attenzione alle specificità di ognuno e di ogni situazione.
Thymio (e bambini) all’opera
La prima sfida è stata preparare i docenti all’uso dei dispositivi e per questo sono state organizzate delle sessioni di formazione all’uso dei tablet e delle app che permettono al docente di controllare ogni allievo in modo da rendere agile il lavoro con i materiali digitali, e allo stesso tempo di evitare che il tablet si trasformi in distrazione anziché in strumento di lavoro (come sappiamo tutti, il passo è breve!). Ma non basta saper usare uno strumento per portarlo con efficacia in classe. Per questo, sono stati proposti ai docenti cinque laboratori che coinvolgono le classi per tutto l’anno scolastico. Ogni laboratorio è come un colore sulla tavolozza della scuola digitale – una tavolozza decisamente ricca di sfumature ma con un comune denominatore: la collaborazione. Il digitale è occasione di fare e scoprire insieme, in antitesi con l’uso individuale e un po’ alienante che lo contraddistingue nel tempo libero colonizzato dai social. Proviamo a visitare idealmente le aule di Montagnola.
Le prime elementari seguono un percorso di introduzione al pensiero computazionale, cioè imparare a “ragionare con le macchine”. Utilizzano i robot Thymio, sviluppati dalla Scuola politecnica federale di Losanna proprio per gli allievi della scuola dell’obbligo. La robotica educativa permette di imparare i rudimenti della programmazione interagendo con un oggetto fisico (il robot, appunto) che si muove nello spazio e che permette di fare diversi “giochi”. L’obiettivo è stimolare il senso di scoperta e il ragionamento logico, perché quando si comunica con un robot serve pensare e non solo cliccare.
Le seconde elementari stanno scoprendo il mondo dei media, con un occhio critico ai contenuti che troviamo sugli schermi intorno a noi. Se l’autunno è stato dedicato al fumetto, l’inverno ha ospitato il lavoro con l’audio e il podcast, come occasione di stimolo alla lettura. La primavera invece ha portato con sé la stop-motion e l’ingresso nel mondo del video.
Gli allievi e le allieve di terza elementare hanno lavorato sulle scienze naturali: attraverso uscite, discussioni e ricerche, stanno diventando esploratori ed esploratrici e, grazie a sensori e rilevatori, imparano a osservare, misurare e comprendere le meraviglie della natura che ci circonda.
Infine, le quarte elementari si sono addentrate nella programmazione utilizzando l’ambiente visuale Scratch, sviluppato al Mit (Massachusetts Institute of Technology) di Boston. L’obiettivo non è fare di loro dei perfetti informatici, ma aiutarli a comprendere come funzionano i sistemi digitali e migliorare le loro competenze di risoluzione dei problemi e il pensiero critico.
E la scuola dell’infanzia? Anche i più piccoli stanno scoprendo il mondo digitale, ma con strumenti e velocità di crociera adeguati a loro. Le aule della sezione ospitano infatti uno scacchiere che rappresenta l’oceano, dove le maestre dispongono pericolosi scogli e preziosi tesori: saranno i bambini a dover “programmare” il percorso dei pirati, un po’ come fossero robot. In questa e in altre attività l’orientamento nello spazio si sviluppa insieme alla capacità di definire istruzioni precise.
Non solo fruizione passiva: produzione di un podcast
Collaborazione, dialogo tra digitale e fisico e integrazione con le materie caratterizzano tutti i laboratori. L’effetto più evidente è la motivazione: i bambini e le bambine vedono i tablet e le app come strumenti quotidiani, e sono contenti di poterli usare, attivando risorse che altrimenti rischierebbero di rimanere latenti. Inoltre, anche se è presto per tirare le somme, ci si aspetta che l’uso degli strumenti digitali porti anche ad apprendimenti significativi: basti pensare al lavoro sulle scienze all’aria aperta, all’occasione di lettura creata dalla registrazione del podcast, o allo sviluppo del pensiero logico richiesto dalla programmazione.
Dobbiamo però considerare anche i docenti, che si sono impegnati con grande generosità in un percorso innovativo che richiede loro tempo ed energie oltre al lavoro regolare con i loro allievi. Dotati di strumenti e delle competenze base per usarli, questi professionisti dell’insegnamento iniziano a usare questi dispositivi anche per altre attività, come documentare un’uscita o fare esercizi di matematica. L’introduzione di strumenti digitali, da un certo punto di vista, può dunque innescare un movimento di evoluzione complessiva della sede.