EDUCAZIONE

Imparare a insegnare dalle neuroscienze

Approfondire la comprensione del funzionamento del cervello e del pensiero. La neurodidattica cerca risposte per migliorare l’approccio della scuola.

Capire il funzionamento del cervello può essere d’aiuto per migliorare la didattica
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L'applicazione delle neuroscienze all’educazione è al centro di un vigoroso dibattito ormai da diversi decenni. Alcuni studiosi sostengono che non sia possibile spiegare i fenomeni educativi attraverso le neuroscienze, mentre altri ritengono che le intuizioni sui meccanismi neurologici alla base dell’apprendimento possono influenzare positivamente la pratica degli insegnanti in classe. Alla base di questa controversia sembra essere da un lato la tendenza a considerare alcune discipline come più autorevoli di altre, e dall’altro il giudizio sulle discipline scientifiche come un sapere che tende a ridurre a scapito della reale complessità. Lasciando da parte questo dibattito, consideriamo invece alcune proprietà della mente e del cervello rilevanti per l’educazione.

Pensare è difficile

È più facile descrivere cosa sia il pensiero che definirlo con precisione. Pensare comprende una serie di attività diverse, tra cui l’uso di parole e numeri, lo sviluppo di concetti, la risoluzione di problemi e rappresentazioni mentali, la capacità di anticipare eventi futuri o di ricordare quelli passati. Per pensare, abbiamo bisogno di informazioni provenienti dall’ambiente, da ciò che percepiamo e sentiamo e da ciò che recuperiamo dalla memoria. Come fa il cervello ad elaborare questi stimoli quando essi raggiungono i sistemi specializzati separati (la corteccia visiva, la corteccia uditiva e così via) che lo compongono? Il cervello cerca schemi familiari nelle nuove esperienze sensoriali, per astrarre concetti, per fare previsioni su ciò che accadrà, spesso riattivando le conoscenze all’interno degli stessi sistemi sensoriali in cui sono state sperimentate.


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L’apprendimento non è lineare e presenta alcune contraddizioni

L'apprendimento è ancora più difficile

Il pensiero così descritto può essere consapevole o a livello implicito e inconscio, magari rivelato da un elemento di familiarità con qualcosa o dalla consapevolezza stessa della sua esistenza. Esso di solito deriva da esperienze, da riflessioni, dallo studio, dall’attribuire un significato alle azioni. L’apprendimento invece presenta alcune contraddizioni. Da un lato, il cervello non può fare a meno di imparare, è quello che fa “per definizione”. Ogni giorno, sia all’interno che all’esterno di contesti educativi come la scuola, il cervello è costantemente sollecitato, impara, interpreta gli input sensoriali rispetto alle conoscenze esistenti e registra le esperienze. D’altra parte, l’apprendimento mirato e orientato è più difficile e richiede concentrazione e pratica. Sono coinvolti ben otto sistemi cerebrali diversi per tenere insieme le informazioni, elaborarle e gestirle.

Sento quindi sono

La corteccia esterna del cervello è costituita da reti stratificate di neuroni che elaborano le informazioni relative ai sistemi sensoriali, motori, di pianificazione e decisionali. All’interno si trova il sistema limbico, la cui priorità principale è l’elaborazione delle emozioni e dei sentimenti. Le emozioni non sono già programmate nel nostro corpo e nel nostro cervello. Proprio come il resto del nostro cervello, sono costruite. Ognuno costruisce le proprie emozioni, in base alla storia delle proprie esperienze individuali, alle sensazioni corporee e all’ambiente che percepisce e vive. All’interno c’è anche un sistema di selezione delle azioni, che sceglie quelle volontarie da eseguire tra le alternative attuali ed è sensibile al fatto che queste selezioni producono ricompense (segnalate da un’ondata di dopamina).


SUPSI
Ricerca di base per un progetto di neurodidattica

Nessuno è un’isola

Crescendo, così come impariamo i legami tra le diverse sensazioni corporee e le azioni, impariamo a conoscere le relazioni sociali. Siamo influenzati da quelle con i membri della famiglia, con gli amici, con i coetanei, con gli adulti. Fin dalla nascita, i bambini iniziano a conoscere gli altri. Che aspetto hanno, che odore hanno, che suono hanno, come si sentono e che effetto hanno su di loro. Il nostro cervello è ben adattato ad apprendere dagli altri, e questo è l’apprendimento sociale. L’ambiente familiare, la scuola sono luoghi permeati di socialità. Gli insegnanti, ad esempio, sono esemplari in questa circostanza, poiché hanno il compito di allestire esperienze educative che facilitino le connessioni cerebrali dei loro alunni.

Prospettive per gli insegnanti e le scuole

Utilizzare la comprensione del cervello per migliorare l’apprendimento è l’obiettivo delle neuroscienze educative. È un’opportunità per gli insegnanti di incorporare i risultati della ricerca nella loro pratica e, allo stesso tempo, di progettare una didattica che poggia anche sulle più recenti evidenze scientifiche.

Gli insegnanti possono incoraggiare i propri allievi ad appropriarsi del loro apprendimento, favorendo la possibilità di decifrare l’impegno cognitivo e la capacità di riconoscere l’impatto del lavoro scolastico nella vita quotidiana. Favorire lezioni il più possibile interattive è un fattore riconosciuto di efficacia. Le attività orientate all’interazione sociale consentono di massimizzare l’apprendimento degli studenti. Le ricerche segnalano che anche i livelli di autonomia sono collegati allo sviluppo. Fornire agli allievi di tutti i livelli di età occasioni per operare delle scelte aumenta la motivazione intrinseca e migliora il rendimento scolastico. Gli studi sull’apprendimento dei concetti nei bambini della scuola primaria stanno dimostrando che se gli alunni vengono guidati a modificare deliberatamente le conoscenze intuitive, ad esempio nelle scienze o in matematica, possono migliorare l’apprendimento di concetti e ragionamenti e commettere meno errori (studio UnLocke). Ad esempio nelle scienze la terra è rotonda anche se appare piatta, o in matematica sebbene 5 sia maggiore di 4, un quinto è minore di un quarto, -5 è minore di -4 ecc. Progetti di ricerca quali UnLocke - Learning of Counterintuitive Concepts (CEN), Learning, Reasoning and Science Education in the Developing Brain (CEN e Imperial College), sono solo alcuni degli esempi possibili in cui le neuroscienze si intersecano con l’educazione per fornire strumenti nuovi al fare scuola. La neurodidattica ci incoraggia a pensare all’insegnamento da diverse prospettive, attingendo a studi che intersecano le neuroscienze, la psicologia e l’educazione, rimanendo consapevoli dei limiti che ogni approccio comporta.

In collaborazione con il Dipartimento formazione e apprendimento