L’incontro precoce e frequente con la lettura ci allena alla vita e migliora il nostro benessere
Quando leggiamo, in particolare quando leggiamo testi narrativi, facciamo quello che fa un pilota quando si allena con un simulatore di volo, scrive lo psicologo cognitivo canadese Keith Oatley. Grazie al simulatore, il pilota migliora le proprie capacità; allo stesso modo, nell’incontro con le vicende dei personaggi di una storia, il lettore allena, come in una palestra in cui gli attrezzi sono fatti di pagine e parole, una serie di abilità e processi cognitivi. Tra questi l’empatia, la capacità di assumere la prospettiva degli altri, di simularne il pensiero, di comprenderne le emozioni, le possibili reazioni, i punti di vista.
Le capacità empatiche sono cruciali per ciascuno di noi, ci aiutano ad accrescere la consapevolezza di noi stessi, del mondo, della natura delle relazioni umane; detengono uno straordinario potenziale conoscitivo e trasformativo, che ci tiene al riparo dalla tendenza al pregiudizio e alla paura, e che dunque ci consente di vivere e agire da cittadini migliori nella società.
C’è una relazione forte tra lettura, letteratura ed empatia. Ce lo dicono le neuroscienze, che sempre più ci aiutano a capire come funzioniamo e che informano in maniera cruciale le discipline legate alle scienze dell’educazione e l’attività didattica di docenti e professionisti attivi nella scuola di ogni ordine e grado.
Bisogna leggere allora, leggere molto, per poter beneficiare di questa vera e propria palestra emotiva, percettiva, tattile, motoria che sono i libri. Leggiamo seduti o distesi, in poltrona, sul letto; la lettura è di per sé un’attività statica. Eppure, quando scorriamo le righe che ci raccontano di una corsa, di un calcio al pallone, o di una carezza, nel nostro cervello si attivano le stesse aree che si attiverebbero se stessimo realmente compiendo quelle azioni. Sottolinea Maryanne Wolf, neuroscienziata e autrice di saggi come il recente Lettore vieni a casa (Vita e Pensiero, 2018), che leggere ci consente di fare una quantità di esperienze che non potrebbero mai stare nel tempo della nostra vita reale; le storie dei personaggi che incontriamo sui libri ci permettono di accedere a dimensioni inesplorate, di imparare cosa significa trovarsi nei panni di un altro, viverne le emozioni, i desideri, le frustrazioni, i dubbi. I libri, insomma, sono una fucina di esperienze, pensieri, aspirazioni, valori che determinano quello che siamo e saremo. Per questo dobbiamo cominciare a frequentarli presto.
Molto presto, sì, prima possibile, ci dice chi si occupa di cervello e lettura. La consapevolezza dell’importanza di promuovere la lettura trasversalmente alle età e alle peculiarità individuali sta sicuramente crescendo, almeno nei nostri contesti educativi. Ciò di cui forse non si afferra ancora pienamente la portata è l’impatto che può avere, nella vita e nelle prospettive future di un individuo, la possibilità o meno di entrare fin dai primi mesi di vita in contatto con i libri. Numerosi studi mettono in relazione il benessere del bambino con le condizioni socio-economiche della famiglia di provenienza, o l’istruzione ricevuta con future opportunità professionali. Tuttavia, il rapporto di causa-effetto che c’è tra una cameretta piena di libri e quelle stesse opportunità di benessere non ci appare ancora nella sua concretezza. Eppure, essere in grado di leggere e raggiungere una comprensione profonda di un testo scritto, saper interagire con esso mettendo in atto processi inferenziali, analitici e analogici saperlo utilizzare per scopi precisi, ha strettamente a che fare con le possibilità di realizzazione e partecipazione attiva nella società di un individuo. E il cammino comincia molto presto. Quello che accade nei primi cinque anni di vita, ci dicono i neuroscienziati, è fondamentale. Ancora M. Wolf, in un bel saggio disponibile in lingua inglese, dal titolo Tales of Literacy in 21st Century (OUP, 2016), sottolinea l’importanza dell’esposizione precoce e frequente del bambino alla lettura ad alta voce da parte dei genitori e di altre figure di riferimento come educatori e insegnanti.
Grazie al ritmo, alle rime, alle ridondanze fonetiche che spesso caratterizzano i testi per l’infanzia, il bambino che ascolta riceve una sorta di esposizione "aumentata" ai suoni e alle combinazioni di suoni della lingua materna che sta acquisendo in quei primi cruciali anni di vita. E ciò avviene in una situazione di piacere, comfort, sicurezza, generati dalla vicinanza fisica e dalla voce dell’adulto. Questa esperienza positiva, se ripetuta con frequenza, rende il cervello del bambino particolarmente abile a distinguere, rappresentare, immagazzinare quei "mattoncini" sempre più piccoli, le sillabe e i fonemi, che compongono le parole. Il bambino impara presto a processarli e manipolarli, e questo allenamento è essenziale per l’apprendimento, in età scolare, della letto-scrittura.
Numerosi studi evidenziano gli effetti positivi dell’esposizione precoce alla lettura anche sulla ricchezza lessicale, sull’acquisizione di strutture linguistiche complesse, sulle capacità di comprensione del testo. Ma ciò che qui ci preme ancora sottolineare è che il contatto precoce con la lettura favorisce lo sviluppo di un rapporto naturale e positivo con i libri. Questo è particolarmente importante proprio per coloro che, negli anni della scolarizzazione, manifesteranno difficoltà di lettura e che, in assenza di un desiderio consolidato o di un’abitudine radicata verso la pagina scritta, correranno un rischio maggiore di allontanarsi dai libri, dalla lingua dei libri, con le conseguenze negative che possiamo immaginare.
Per tutti, ma soprattutto per questi allievi, la scuola gioca un ruolo fondamentale, sia nel promuovere il contatto con la lettura, sia nel mettere in atto un’adeguata valutazione delle abilità ad essa preposte. La valutazione è infatti indispensabile per poter offrire un supporto mirato agli allievi in difficoltà. Proprio a questo scopo, partirà a settembre 2022 il progetto AlFRead (Reading For All), sostenuto congiuntamente dal Dipartimento educazione cultura e sport e dal Dipartimento formazione e apprendimento della Supsi. Il progetto, che prosegue il lavoro del precedente progetto AEREST, intende offrire alla scuola un protocollo, per la valutazione dell’efficienza di lettura, innovativo e orientato al potenziamento.
Si tratta di un altro piccolo passo avanti affinché tutti, indipendentemente dalle peculiarità individuali, possano continuare a frequentare la "palestra della lettura".
In collaborazione con il Dipartimento formazione e apprendimento (Dfa)