La Giornata Mondiale della Pizza cade nella ricorrenza di Sant'Antonio Abate, patrono del fuoco e, per estensione, del fuoco e dei pizzaioli
Anche se il concetto di base si è evoluto negli anni, passando da rivisitazioni gourmet con ingredienti di cui è di d'obbligo indicare l'esatta provenienza geografica all'uso di farine di cereali ai più sconosciuti, fino a "profanazioni" con l'uso dell'ananas, se si parla di pizza si mette in tavola uno dei piatti simbolo della cucina italiana. Un cibo talmente legato alla tradizione gastronomica italica da essere associato agli spaghetti e al mandolino nel più classico degli stereotipi sugli italiani, o dare il nome a importanti inchieste giudiziarie, per finire anche per essere messo in musica.
Parliamo dunque di pizza perché cade proprio oggi il World Pizza Day, la Giornata Mondiale della Pizza, concepita nel 1984 da un gruppo di pizzaioli napoletani che hanno fondato all'epoca l'Associazione Verace Pizza Napoletana e da quest'ultima ufficializzato nel 2018, l'anno successivo all'inserimento dell'arte dei pizzaioli napoletani nella lista dei patrimoni immateriali dell'umanità dell'Unesco.
Perché proprio il 17 gennaio? Perché tale data coincide con la ricorrenza di Sant'Antonio Abate, il Santo eremita morto il 17 gennaio del 356 d.C. e venerato come patrono del fuoco e, quindi, anche dei forni e dei pizzaioli: narra infatti la leggenda (ricalcando il mito greco di Prometeo) che egli, impietosito dagli uomini che pativano il freddo, scese all'inferno e, sguinzagliando un maialino per distrarre i diavoli, rubò il fuoco nascondendo una scintilla nel suo bastone di ferula per poi donarlo al genere umano.
Non è, invece, una leggenda l'amore degli italiani per la pizza: per l'89% di essi, secondo un'indagine di Coldiretti/Ipsos, essa è infatti il simbolo della cucina nazionale, davanti alla pasta che si ferma all'88%, mentre ben più staccati sono il vino con il 59% e il cappuccino con il 51%. Viene percepita come un piatto della famiglia, della socialità e dello stare insieme in pizzerie e ristoranti, ma anche a casa dove il 36% degli italiani dichiara di lanciarsi spesso in impasti e condimenti di margherite e altre varianti, mentre il 54% ci si mette almeno qualche volta.
Oggi con un fatturato da 15 miliardi di euro l'anno, è il piatto simbolo del successo della dieta mediterranea nel mondo. Ma la pizza è anche la colonna portante di un sistema economico costituto da 121mila locali in Italia con 100mila addetti a tempo pieno e altrettanti 100mila nel weekend. In Italia, fa sapere la Coldiretti, si sfornano 2,7 miliardi di pizze all'anno che in termini di ingredienti significano 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. Per combattere gli inganni afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, "occorre indicare la provenienza degli ingredienti come chiede il 92% degli italiani secondo l'Indagine Coldiretti/Ipsos; questo per evitare che, senza saperlo, vengano serviti piatti in cui si utilizzano cagliate congelate dalla Lituania per mozzarella, concentrato di pomodoro cinese, ma anche olio tunisino e farina di grano canadese".