Quando il monitoraggio del ciclo entra negli spogliatoi: l'esempio delle ‘Matildas’ australiane
Molte donne ritengono che la sincronizzazione dei cicli mestruali in una squadra di atlete sia solo una leggenda urbana, scrive il Sydney Morning Herald. Ma per le calciatrici della nazionale australiana nell'imminente Mondiale di calcio, le Matildas, evidenze aneddotiche suggeriscono che il fenomeno sia molto reale. "Le ragazze sembrano entrare in sincronia in termini del proprio ciclo non appena entrano in campo", riferisce la dottoressa della squadra nazionale Brandi Cole, lei stessa un'ex atleta. "Sembra incredibile. Una viene da me per chiedere un farmaco per i dolori mestruali, e dopo un minuto, arriva metà della squadra", osserva. "Il solo fatto che parliamo di questo conferma quanto il calcio femminile si sia evoluto dai giorni in cui le giocatrici indossavano vestiario maschile e le mestruazioni erano un argomento tabù. La situazione è progredita al punto in cui il monitoraggio del ciclo mestruale è ora una parte normalizzata degli allenamenti".
La ricerca medica nell'organismo femminile e la performance sportiva, aggiunge Cole, ha compiuto nuovi progressi negli ultimi quattro anni, fino al punto in cui squadre nazionali e club ben finanziati implementano un metodo new-age, chiamato ‘phase-based training’, che si basa sulle quattro fasi del ciclo mestruale – mestruazione, fase follicolare, ovulazione e fase luteale – e adegua i carichi di allenamento per tenere conto dei vari livelli ormonali in ciascuna fase, aggiunge Cole, che è anche assistente medico per la squadra di National Rugby League femminile Sydnet Roosters.