È la conclusione dello studio, pubblicato su Nature, condotto sul fossile risalente a 115 milioni di anni fa rinvenuto in Brasile
Il parente alato dei dinosauri, lo pterosauro, aveva le piume e poteva controllarne il colore, come fanno gli uccelli attuali. A risolvere quello che da molti anni è rimasto un mistero è la ricerca condotta sul fossile di uno pterosauro scoperto in Brasile e datato 115 milioni di anni fa.
La scoperta, pubblicata sulla rivista Nature, si deve alla ricerca coordinata dall’Istituto reale belga di scienze naturali, e indica che le piume colorate erano già usate come una sorta di linguaggio per la comunicazione visiva, sebbene non servissero per il volo.
Il fossile rinvenuto appartiene alla specie Tupandactylus imperator, uno pterosauro famoso per la sua vistosa e bizzarra cresta.
I ricercatori, guidati da Aude Cincotta, hanno scoperto, alla base della cresta, la presenza di un bordo di piume, alcune delle quali avevano la classica struttura ramificata tipica di quelle degli uccelli. «È stato del tutto inaspettato, per decenni i paleontologi hanno discusso sulla presenza o meno di piume negli pterosauri – commenta Cincotta –. La nostra scoperta ora chiude definitivamente il dibattito».
Studiando le piume con microscopi elettronici ad alta potenza, gli autori dello studio hanno poi scoperto la presenza di granuli di melanina (il pigmento che determina ad esempio la colorazione della pelle e dei capelli nell’essere umano), con forme differenti nelle diverse tipologie di piume. Un’altra scoperta inaspettata, dal momento che negli uccelli la forma dei granuli di melanina è strettamente correlata al colore. Ciò vuol dire che il macchinario genetico che permette di controllare il colore delle piume era già presente anche negli pterosauri, come sottolinea Cincotta: «La scoperta dimostra che la colorazione era una caratteristica fondamentale anche delle primissime piume».