Lo indicano le analisi condotte sui resti fossili dei parenti più stretti dell'uomo moderno
I cambiamenti climatici hanno modellato anche il corpo umano, cervello compreso: lo indicano le analisi condotte sui resti fossili dei parenti più stretti dell'uomo moderno. È quanto emerge dallo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications dall'Università britannica di Cambridge, con il gruppo di Andrea Manica, e dall'Università tedesca di Tubinga, con il gruppo di Manuel Will.
Lo studio è basato sull'analisi di più di 300 fossili del genere Homo rinvenuti in diverse parti del mondo, e sulla ricostruzione dei climi in varie regioni del pianeta. Secondo gli autori dello studio, “la dimensione corporea media degli esseri umani ha oscillato in modo significativo negli ultimi milioni di anni ed è fortemente legata, in particolare, alla temperatura. I climi più freddi e più rigidi – precisano gli esperti – hanno, ad esempio, guidato l'evoluzione verso dimensioni corporee più grandi, mentre i climi più caldi hanno portato a corpi più piccoli”. L'ipotesi è che corpi più grandi abbiano agito da cuscinetto contro le temperature più fredde, portando a una riduzione della perdita di calore corporeo.
Inoltre, aggiungono i ricercatori, “anche le dimensioni del cervello sono cambiate drasticamente, ma non si sono evolute in tandem con le dimensioni del corpo, perché la loro evoluzione è legata a fattori diversi”. Gli esperti hanno, ad esempio, notato che le dimensioni del cervello tendevano a essere maggiori quando i nostri antenati vivevano in habitat con meno vegetazione, come steppe e praterie aperte. “I dati fossili – concludono – suggeriscono che in questi ambienti gli individui cacciavano animali di grandi dimensioni, un compito complesso che potrebbe aver guidato l'evoluzione di cervelli più grandi”.