In Ticino chi regna sul territorio appare propenso a imporre la cancellazione di ogni traccia di chiunque osi volgere lo sguardo oltre lo steccato
Nell’antica Roma, tra Caligola e Nerone, ci fu un tempo in cui l’impero venne guidato da Claudio, il divo. Uomo afflitto da varie infermità fisiche, divenne imperatore quasi per caso nell’anno 41 d.C. Ritrovatosi in una posizione pubblica poco sicura, Claudio condusse a morte molti senatori accusandoli di cospirazionismo, senatori che condannò alla damnatio memoriae. Ironie del destino: fu invece la vita privata piuttosto disordinata di Claudio a travolgerlo, si presume per opera della sua quarta moglie Agrippina.
In Ticino, al giorno d’oggi, un altro Claudio regna sul territorio. Prendendo forse spunto dal suo omonimo romano, sembra propenso a imporre la cancellazione di ogni traccia di chiunque osi volgere lo sguardo oltre lo steccato che ha costruito attorno a sé. Così per esempio ha fatto con ‘laRegione’: non ci parla più, a quanto pare non consente ai suoi funzionari di rilasciare dichiarazioni e addirittura non permette a nessuno dei suoi collaboratori di leggere il nostro giornale. Un gesto degno di un tiranno di altri tempi, verrebbe da dire. Ma come società del XXI secolo: siamo disposti a tollerarlo?