La medaglia di bronzo di Noè Ponti nei 100 farfalla, il fantastico quinto posto di Ajla Del Ponte nei 100. Che imprese, a Tokyo
Per lo sport svizzero il 2021 sta per essere consegnato agli archivi come un anno di grandi successi. Sono complessivamente 153 le medaglie che le atlete e gli atleti svizzeri hanno messo al collo tra Olimpiadi, Mondiali e Campionati europei. Le tredici medaglie di Tokyo e il doppio titolo iridato di Lara Gut-Behrami a Cortina sono solo alcune delle perle di un’annata molto carica, di scadenze ed emozioni, coronata da tantissimi allori nei più svariati ambiti. Inequivocabile segnale della vitalità e della salute di un movimento sportivo a tinte rossocrociate che riesce a competere ai massimi livelli nel confronto con il resto del mondo.
I numeri fatti registrare dagli sportivi svizzeri si avvicinano molto alle 160 medaglie delle stagioni 2018 e 2019 e al record assoluto (161) degli anni statisticamente più memorabili, il 2007 e il 2009. Il bilancio è attendibile, al netto dell’effetto coronavirus che non ha però impedito lo svolgimento di pressoché tutte le gare o manifestazioni in calendario.
Tra queste, spiccano naturalmente le Olimpiadi, dalle quali la Svizzera è tornata con tredici medaglie. Stringendo di molto la prospettiva e strizzando un po’ gli occhi come si fa per scorgere o identificare qualcosa di molto piccolo, si nota il riverbero della medaglia di bronzo di Noè Ponti che fuoriesce dal mappamondo nel quale il minuscolo Ticino è incastrato. Tanto piccolo da sfuggire a un occhio che contempla la magnitudine del mondo. Ebbene, quell’insignificante spicchio di terra ha mandato in Giappone cinque alfieri, con Maria Ugolkova locarnese d’adozione a completare una mini delegazione che ha superato sé stessa, restituendo al Paese che ha rappresentato e alla terra che l’ha partorita dei risultati straordinari, la cui eco si è dipanata a livello planetario pur essendo partita da un contesto regionale, per quanto florido di campioni le cui gesta riempiono pagine memorabili del tomo dello sport svizzero.
Filippo Colombo ha dato prova di grande tempra e di forza di volontà, conquistando un dodicesimo posto nella mountain bike che merita applausi scroscianti se si pensa alla caduta di maggio con relativa frattura del bacino che aveva messo a serio rischio la partecipazione stessa ai Giochi. Michele Niggeler è stato l’unico rossocrociato a fornire una grande prestazione nella prova di spada a squadre che ha deluso le tante attese. Ricky Petrucciani (atletica) ha avuto un assaggio di ciò che i suoi continui progressi gli riserveranno in un futuro che gli sembra promesso. Ajla Del Ponte e Noè Ponti le Olimpiadi le hanno vissute da primattori, per effetto dei rispettivi strepitosi risultati. Due atleti ticinesi nell’Olimpo, o nei suoi dintorni. Ajla, per essere una delle cinque sprinter più forti al mondo, impostasi al cospetto delle grandi scuole della velocità con una finale dei 100 metri sontuosa. Noè, per quel bronzo nei 100 farfalla alla prima presenza olimpica, alla prima grande competizione in assoluto fuori dalla dimensione giovanile. Una medaglia olimpica di portata storica, un vanto per un Cantone che si è stretto attorno al ragazzo della porta accanto, il quale ha piantato la bandiera della sua regione in cima all’Olimpo. Dalla vetta del quale il mondo appare sempre vastissimo, anche se un po’ meno difficile da conquistare.