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Coronavirus, i silenzi e le bugie di Pechino

Nessuno è in grado di esprimere certezze sull’origine del Sars-CoV-2. Errore di manipolazione di un agente patogeno? L’ipotesi non è fantasiosa

Davvero tutto partì da un mercato?
(Keystone)
29 dicembre 2020
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Almeno su un aspetto la dirigenza americana e quella cinese si assomigliano: il loro rapporto più che disinvolto con la verità. Certo Xi Jinping non è un rozzo narcisista patologico e le sue fake news sa centellinarle con discrezione. A tal punto che non sono in pochi oggi a celebrare acriticamente un modello che con la sua politica centralizzata e autoritaria è comunque riuscito a sconfiggere il Covid-19. In realtà a un anno di distanza ancora non sappiamo cosa abbia scatenato la pandemia, da dove venga, ma possiamo nutrire qualche sospetto sulle ragioni che spingono Pechino a fare ostruzione.

La condanna di Zhang Zhan a quattro anni di carcere per aver “fomentato dispute e provocato disordini” (vedi a pagina 2) giunge nel momento in cui si celebra la vittoria nella “guerra del popolo contro il virus”. La giovane giornalista aveva indagato per mesi a Wuhan rivelando ritardi, errori, e mettendo in luce le contraddizioni del regime. Arrestata in maggio, ha indetto uno sciopero della fame e ora è costretta a un’alimentazione forzata, intubata in bocca e nel naso, le mani legate dietro la schiena. Una delegazione dell’Oms, composta da virologi, epidemiologi e zoologi, è sempre bloccata in attesa dell’autorizzazione a recarsi in Cina per indagare sull’origine del virus.

Nessuno, come rivela un’ampia inchiesta giornalistica di ‘Le Monde’, è oggi in grado di esprimere certezze. Indagini filogenetiche ci dicono che il Sars-CoV-2 è rintracciabile in un tipo di pipistrello presente nel Sud della Cina. Ma come è stato trasmesso all’essere umano? Mistero… L’idea che sia un pangolino in un mercato di Wuhan l’ospite intermedio, è oggi rimessa in discussione. In quel mercato non c’erano né pangolini né pipistrelli e stando allo stesso Centro cinese per le prevenzioni delle malattie (Cdc), tra gli animali venduti lì (rane, serpenti, orsetti lavatori, salamandre, scoiattoli, tassi, coccodrilli…) non è stata rinvenuta alcuna traccia del virus. Eppure tra i primi malati, molti avevano frequentato quel mercato.

La maggior parte degli specialisti oggi ritiene che il pangolino non sia l’ospite intermedio e tutte le ipotesi rimangono aperte, compresa quella di un incidente di laboratorio. Negli ultimi giorni, grazie anche al lavoro di due microbiologi indiani, è stato portato a conoscenza del pubblico un incidente occorso nella provincia dello Yunnan nel 2012. Diversi operai, incaricati di ripulire una grotta dal guano, gli escrementi di un tipo di pipistrello denominato “ferro di cavallo”, morirono alcune settimane più tardi in ospedale dove erano stati ricoverati con i sintomi di una grave polmonite. Secondo i virologi indiani fu proprio un virus del tipo Sars-CoV la causa della loro morte.

Per recente ammissione dello stesso laboratorio di virologia di Wuhan (Wiv), in un articolo messo online e poi cancellato, per anni sono stati stoccati diversi campioni di betacoronavirus di tipo Sars raccolti in quella grotta. Nessuno ne era al corrente. Per quale ragione? E perché l’articolo scientifico del Wiv è stato rimosso? L’errore di manipolazione di un agente patogeno non è un’ipotesi fantasiosa e ha – ricorda il virologo francese Etienne Decroly (Cnrs) – un precedente, l’epidemia di grippe A(H1N1), del 1977. Pechino tace e forse mente. Ed è ora che la comunità esiga finalmente e con forza di conoscere la verità.

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