laR+ IL COMMENTO

Viola Amherd offre un bell’assist al suo partito

La ministra della Difesa si ritira già a fine marzo. Il suo annuncio mette il Centro in una posizione di forza e accresce la pressione su Cassis e il Plr

In sintesi:
  • Tutto sommato ragguardevoli i risultati ottenuti dalla vallesana nei sei anni passati alla testa del Dipartimento della difesa
  • L’Udc si accaparrerà l’esercito, ora che è tornato in auge?
Dall’inizio del 2019 alla testa del Dipartimento della difesa
(Keystone)
16 gennaio 2025
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Ancora alla fine del 2018, quando Guy Parmelin (Udc) ne cedette le redini, il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (Ddps) era la ‘peppatencia’ che nessun consigliere federale avrebbe voluto ritrovarsi tra le mani. Nemmeno Viola Amherd (Centro), appena eletta in Governo assieme a Karin Keller-Sutter (Plr). L’avvocata vallesana preferiva il Dipartimento federale di giustizia e polizia (Dfgp). Quale ultima arrivata dovette però accontentarsi. A malincuore, assunse la responsabilità politica dell’esercito, per ben 23 anni rimasto sotto il controllo dell’Udc. Quattro anni più tardi, quando Simonetta Sommaruga lasciò vacante il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (Datec), fu un Albert Rösti (Udc) fresco di nomina a subentrarle. Amherd rimase al suo posto. Nel frattempo la Russia aveva invaso l’Ucraina: la guerra era tornata in Europa, e anche la piccola e neutrale Svizzera avrebbe dovuto adeguarsi alla nuova realtà geopolitica. In men che non si dica, il suo malridotto esercito – al quale erano stati tagliati i viveri negli ultimi trent’anni – aveva riacquistato un blasone che non conosceva dai lontani tempi della Guerra fredda. E Viola Amherd era diventata “improvvisamente potente” (Nzz, 10 marzo 2022).

Col potere, l’affabile ma riservata – persino timida – vallesana non ha mai avuto un gran feeling. Superstite del suo partito in Consiglio federale, nei sei anni passati alla testa del Ddps (una permanenza piuttosto breve) ha più volte dato l’impressione di essere ai margini, politicamente isolata. E di faticare non poco a costruire maggioranze attorno alle sue priorità, così come a comunicarle ai colleghi di governo e all’opinione pubblica. Forse non è un caso se mercoledì, annunciando a sorpresa il suo ritiro già per la fine di marzo, la 62enne ha sottolineato che questa è “l’unica decisione che un consigliere federale [membro di un organo collegiale, ndr] può prendere da solo”. E il fatto che si faccia da parte proprio quando la difesa viene consacrata priorità fra le priorità nel piano finanziario della Confederazione, qualcosa dice sul rapporto al potere di questa donna, avvocata ‘femminista’ nel conservatore Alto Vallese, “ministra senza appetito politico” (‘Le Temps’).

L’acquisto dei nuovi jet F-35, l’incremento del budget dell’esercito (sul quale è venuta ai ferri corti con Karin Keller-Sutter), il vertice sulla pace in Ucraina al Bürgenstock, la conclusione dei negoziati con l’Ue proprio nel suo anno presidenziale, la promozione della parità di genere nelle forze armate, la creazione dell’Ufficio federale della cibersicurezza: i risultati ottenuti da Viola Amherd sono tutto sommato ragguardevoli. Il flop di alcuni progetti d’armamento (frutto di magagne in parte ereditate dal passato) e le vicissitudini legate ad alcune nomine (Segreteria di Stato della politica di sicurezza, Ruag) non ne intaccano più di tanto il bilancio.

La repentina partenza di Amherd dal Ddps (se lo accaparrerà l’Udc, ora che è di nuovo in auge?) è un bell’assist per il suo partito, in ottica riconquista del secondo seggio in Governo. Se vuol blindare il suo, il Plr dovrebbe avere tutto l’interesse a venire allo scoperto già nei prossimi mesi, evitando di rinviare la partita alle prossime, rischiose elezioni federali (ottobre 2027). Anche per Ignazio Cassis, titolare dello scottante dossier europeo, vale la stessa ‘regola’: quella del ritiro è l’unica decisione che un consigliere federale può prendere da solo. Ma in questo caso (come per Viola Amherd?), due parole col suo partito il ticinese dovrebbe scambiarle.