laR+ IL COMMENTO

Ma su tribunale e Cdm il sipario non è calato

Nonostante le dimissioni di Ermani ci sono ancora diversi e rilevanti aspetti da chiarire sul cosiddetto ‘caos Tpc’ e sul Consiglio della magistratura

In sintesi:
  • L’auspicio è che la Commissione di ricorso sulla magistratura faccia ora piena luce sui punti sollevati dai giudici (per ora ex) Quadri e Verda Chiocchetti in merito alla controversa sentenza del Cdm che li ha destituiti
  • Con la partenza di Ermani decade il procedimento disciplinare aperto anche nei suoi confronti. L’esito pertanto non lo conosceremo mai
  • Si profila intanto un grosso problema: l'assenza di tre giudici su cinque rischia di paralizzare l'attività del Tribunale penale cantonale
La storia non è finita
(Ti-Press)
8 gennaio 2025
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Chi pensa che con le dimissioni dalla magistratura, ufficialmente per ragioni di salute, del presidente del Tribunale penale cantonale Mauro Ermani si chiuda, parzialmente o del tutto, il dossier ‘caos Tpc’, si sbaglia di grosso. Perché diversi e rilevanti sono gli aspetti su cui bisogna ancora fare piena luce, un atto dovuto soprattutto ai cittadini. L’auspicio pertanto è che vengano chiariti, in maniera convincente, dalla Commissione di ricorso sulla magistratura dinanzi alla quale Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti hanno impugnato la discutibile, controversa sentenza del Cdm, il Consiglio della magistratura, che lo scorso mese li ha addirittura destituiti dalla carica di giudice.

Secondo il Cdm, la colpa principale dei due togati (al momento ex) del Tribunale penale è di aver denunciato il presidente del Tpc per un reato, quello di pornografia, che “sapevano” non esserci, in relazione alla foto tratta da Internet dei due falli giganti di plastica e inviata via WhatsApp da Ermani alla segretaria presunta vittima di mobbing da parte di una collega. Reato inesistente, ha stabilito il procuratore straordinario grigionese con una motivazione stringata e risibile, peraltro senza aver sentito neppure la destinataria dell’invio di quell’immagine. I due peni? “Simili a gonfiabili da piscina”. Sconcertante, per dirla con Verda Chiocchetti e Quadri. Ma sconcertante, e sproporzionata, è anche la sanzione disciplinare, la più dura, inflitta dal Cdm ai querelanti. Licenziamento in tronco e niente stipendio.

“La denuncia del collega per un reato che sapevano non sussistere è inaccettabile e inconciliabile con la funzione di magistrato”, è la spiegazione del Consiglio della magistratura. Parole che suonano però come giustificazione di quanto lo stesso organo di vigilanza afferma nel verdetto di destituzione e cioè che, entrato in possesso della foto, non ha segnalato nulla al Ministero pubblico, non ravvisando “alcun elemento che potesse fare entrare in linea di conto la commissione di un reato perseguibile d’ufficio (quale ad esempio, appunto, la pornografia)”. Nei rispettivi ricorsi, con argomenti che ci paiono assai solidi, i giudici rimossi ribadiscono che l’illecito sussisteva e che andava quindi denunciato. Per non incappare in un possibile favoreggiamento. Attendiamo la sentenza della Commissione di ricorso.

Come mai il Cdm ha destituito Quadri e Verda Chiocchetti nonostante fosse stato ricusato e la relativa istanza fosse ancora sub iudice? Per quale motivo non ha aspettato la conclusione anche del procedimento disciplinare aperto nei riguardi di Ermani dopo la segnalazione della Sezione risorse umane (Amministrazione cantonale) cui a un dato momento si è rivolta la segretaria presunta mobbizzata (procedimento adesso decaduto con la partenza dell’interessato)? Sono alcune delle domande a oggi senza risposta. Intanto Ermani, che non ha risolto i conflitti in corso da anni tra vari funzionari del Tpc, come avrebbe dovuto fare in veste di presidente (cosa c’è nel rapporto Galliani?) , e che ha inviato la foto dei due peni che non ha certo valorizzato l’immagine della magistratura, si è dimesso, di fatto un pensionamento anticipato. Quadri e Verda Chiocchetti invece sono stati destituiti…

All’orizzonte un grande problema: l’assenza di tre giudici su cinque rischia di paralizzare l’attività del Tpc. Una soluzione potrebbe essere la reintegrazione provvisoria dei magistrati destituiti, restituendo l’effetto sospensivo ai loro ricorsi. Ciò in attesa delle decisioni di merito della Commissione di ricorso.

No, il dossier non è chiuso.