laR+ IL COMMENTO

Il duplice monito della sentenza sulla riforma Avs

Il Tribunale federale ha respinto i ricorsi contro la votazione del 2022. La ‘battaglia’ sul futuro del primo pilastro resta sul terreno della politica

In sintesi:
  • Le previsioni (di parte, ma anche ufficiali) più o meno catastrofistiche sull’evoluzione dell’Avs sono una costante, e continueranno ad esserlo
  • Il verdetto dovrebbe consigliare maggior moderazione in futuro a chi semina paura sullo stato di salute dell’Avs e ricordare a tutti noi di prendere con le pinze qualsiasi dichiarazione disfattista sul futuro del primo pilastro
La delusione della presidente dei Verdi Lisa Mazzone (sin.) e della consigliera nazionale del Ps Tamara Funiciello all’uscita dal Tribunale federale
(Keystone)
13 dicembre 2024
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Il finanziamento della 13esima mensilità, l’iniziativa del Centro per abolire il tetto alle rendite dei coniugi, la revisione al ribasso delle rendite delle vedove, il grande cantiere ormai avviato per stabilizzare il primo pilastro dopo il 2030: l’Avs è già di per sé un bel rompicapo politico. Ci si fosse messo anche il Tribunale federale (Tf), obbligando a fare marcia indietro – anche solo parziale – sulla riforma approvata dal popolo nel settembre del 2022, sarebbe stato un vero e proprio caos.

Invece si resta all’ordinario ‘caos’ politico. I cinque giudici chiamati a esaminare i ricorsi presentati dalle Donne socialiste e dai Verdi hanno stabilito che la votazione su Avs21 non va annullata. Certo, il Consiglio federale avrebbe anche potuto sottolineare che le ‘prospettive’ incriminate (elaborate dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali) non erano che proiezioni (“per loro natura incerte”). Il voto, inoltre, si è giocato su poche migliaia di schede. Ma a prescindere da questo, e dagli errori di stima (peraltro non giganteschi) emersi due anni dopo, il messaggio principale trasmesso all’elettorato nell’opuscolo ufficiale era “corretto”: la situazione finanziaria dell’Avs è critica, peggiora e bisogna fare qualcosa. E poi, soprattutto, c’è la certezza del diritto: essendo l’aumento a 65 anni dell’età di pensionamento delle donne “indissolubilmente legato” all’incremento dell’Iva, già in vigore da quasi un anno, non è possibile annullarlo né “tornare indietro” sull’intera bicefala riforma.

Ha fatto bene il giudice di minoranza Stephan Haag a ricordare che gli oppositori di Avs21 e l’opinione pubblica avevano a disposizione tutte le opportunità di informarsi, di rendersi conto e di sottolineare che le stime ufficiali si basavano su semplici proiezioni. Dovremmo essere vaccinati ormai (eppure ci caschiamo spesso...) contro le previsioni (di parte, ma anche ufficiali) più o meno catastrofistiche sull’evoluzione del primo pilastro: sono vecchie tanto quanto la stessa Avs; i partiti borghesi – sfruttando abilmente la cassa di risonanza offerta da molti media – le hanno sempre utilizzate quale ‘arma di dissuasione’ contro le velleità della sinistra di estenderne le prestazioni, o per far passare le loro misure ‘peggiorative’; e puntualmente sono state smentite.

“Il pessimismo sull’Avs è sempre servito allo smantellamento”, ricordava anni fa lo storico Matthieu Leimgruber, che insegna storia delle assicurazioni sociali all’Università di Zurigo. La ‘legge della demografia’ (il peggioramento del rapporto attivi/pensionati, l’aumento della speranza di vita e quindi la necessità di versare le rendite più a lungo), che molti vogliono implacabile, in realtà è sempre stata “un utile strumento per far passare obiettivi politici come l’abbassamento delle rendite o l’aumento dell’età di pensionamento” (ancora Leimgruber).

La sinistra – non senza buoni argomenti – contava sulla sponda della giustizia per consolidare la sua posizione nel dibattito in pieno svolgimento sul presente e il futuro dell’Avs. Il Tf non gliel’ha offerta. Ed è un bene che sia così, perché le battaglie politiche vanno portate avanti sul terreno consono ai partiti, non nelle aule dei tribunali. Questa sentenza, innescata da ricorsi sacrosanti, può anche essere letta come un duplice monito: suggerisce maggior moderazione a chi continuerà a essere tentato di seminare paura sullo stato di salute dell’Avs; e ricorda a tutti noi di prendere con le pinze le dichiarazioni disfattiste di chi briga per ridurre le prestazioni dell’Avs, o anche solo di chi veglia alle finanze del primo pilastro.