laR+ IL COMMENTO

La colpa di invecchiare

Assistiamo impotenti all’applicazione di una logica suicidale che porta al disconoscimento dei principi fondanti del nostro ordinamento democratico

In sintesi:
  • Secondo un sondaggio il principale responsabile di questa folle ascesa del costo dei premi sarebbe ‘il paziente’
  • I vecchi sono fuori mercato, non rendono, pesano soltanto sul mancato raggiungimento di utili
(Ti-Press)
5 ottobre 2024
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Dopo l’annuncio della micidiale ed ennesima stangata sui premi di cassa malati, arrivata puntuale come le code al Gottardo in estate, è andata recentemente in onda alla Rsi un’opportuna edizione speciale di ‘Patti Chiari’ dedicata al tema dei costi della salute. Invitati i rappresentanti delle parti in causa, da Mister prezzi al dottor Franco Denti, dal consigliere di Stato De Rosa al portavoce di Santésuisse Ivo Giudicetti (mancava forse solo, ahinoi, un rappresentante delle farmaceutiche, diventato – come accade troppo spesso – il convitato di pietra).

Senza entrare nello specifico del dibattito televisivo, si dirà soltanto che ancora una volta lo spettatore-cittadino-paziente (sempre meno, in verità), ha dovuto prendere atto che ognuno potrebbe fare meglio e di più ma non può per cause di forza maggiore, regolarmente legate alle responsabilità di qualcun altro. A essere indicato come il principale responsabile di questa folle ascesa del costo dei premi, attraverso uno specifico sondaggio proposto al pubblico, è stato di nuovo proprio “il paziente” che si fa allettare dall’offerta sovradimensionata di prestazioni mediche, si ingolosisce e per parlare dei propri acciacchi con qualcuno va dal medico, che poi lo manda a fare una lastra o in farmacia, a farsi la riserva di medicinali. Perché, gira e rigira, se la responsabilità è di tutti allora non è di nessuno e quello che sbaglia di più è, alla fine, l’anziano sempre più anziano. Già perché il Ticino – si continua a ripetere – è il Cantone più vecchio (come età media della popolazione) della Svizzera, e paga fatalmente il prezzo di questa sua infausta condizione. Sicché, per forza di cose, si deve arrivare a una paradossale conclusione: le casse malati che gestiscono i costi della medicina (che noi paghiamo), devono aumentare i loro premi perché i pazienti hanno questo brutta propensione a sopravvivere facendosi curare grazie a quanto versano e in virtù dei lodatissimi progressi della medicina e della ricerca farmacologica. Insomma, chi ha lavorato per quaranta o cinquant’anni e, come gli viene ritualmente augurato, ora ha tutto il diritto di “godersi la pensione” deve prendere nota che sta vivendo una condizione di tale privilegio da costringere, a causa sua, sempre più famiglie con figli a fare i salti mortali per potersi adeguatamente assicurare. Un paradosso perverso, a maggior ragione se poi si aggiunge il dato secondo cui buona parte dei vecchi in Ticino è “di importazione” (dalla Svizzera interna). Detto così, tanto per trovare ulteriori colpe e colpevoli e soprattutto per aggirare la vera, fondamentale questione: invecchiare, sopravvivere, curarsi, è un sacrosanto diritto della collettività; un diritto all’accesso alla sanità che il cittadino paga e che lo Stato (liberista) affida al mercato e agli interessi privati delle casse malati (una lobby potentissima che riesce, per fare un solo recente esempio, a mettere consiglieri nazionali, anche ticinesi, in Consigli d’amministrazione, tipo Marco Romano a curafutura).

Oggi più che mai assistiamo impotenti all’applicazione di una logica suicidale che porta al disconoscimento progressivo dei principi fondanti del nostro ordinamento democratico: uno lavora una vita per accorgersi che, diventato anziano, vecchio, pensionato “grava” sulle condizioni delle generazioni future, che non avranno magari più l’Avs, che non potranno più pagare i premi assicurativi e via discorrendo. I vecchi sono fuori mercato, non rendono, pesano soltanto sul mancato raggiungimento di utili (da chiamare doverosamente “riserve”), perché questo è l’attuale “regime” economico che detta il funzionamento di una parte importante, fondamentale del bene comune. Quando le cure mediche non sono più un diritto di tutti, gestito come tale dalla politica, ma diventano un lusso, a “salvarsi” sarà solo chi se lo può permettere, i ricchi. Gli altri, sempre di più, dovranno ridursi ad accantonare sussidi, diventando pure colpevoli del deficit dei conti dello Stato. Fra non molto – ci si potrebbe immaginare – diventeranno talmente numerosi (e fastidiosi) che, con le loro “pretese”, li si parcheggerà in qualche capannone, come i resi di Zalando. Che Sant’Antonino li protegga!

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