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Energia pulita, le retromarce della politica

Centrali nucleari e mobilità elettrica: su questi due temi, che hanno tenuto banco negli ultimi anni, cominciano i tentennamenti

In sintesi:
  • Il Consiglio federale ha annunciato di voler far cadere il divieto di costruire nuove centrali atomiche
  • Col conflitto russo-ucraino va detto che il nucleare è tornato di moda
  • Le vetture a batteria in Svizzera nei primi sei mesi di quest’anno hanno subito un calo delle vendite
(Keystone)
4 settembre 2024
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Addio al nucleare e diffusione dell’auto elettrica. Su due temi che hanno tenuto banco negli ultimi anni cominciano i tentennamenti, se non le retromarce. Mercoledì 28 agosto il Consiglio federale ha annunciato di voler far cadere il divieto di costruire nuove centrali atomiche. Divieto sancito il 21 maggio del 2017 dal 58% dei votanti, che avevano accettato la nuova legge sull’energia. A dare una svolta alla politica energetica svizzera contribuì la catastrofe nucleare giapponese di Fukushima, verificatasi l’11 marzo 2011. Per sostituire progressivamente l’atomo, ovvero al termine del ciclo di vita dei quattro impianti in funzione, vennero individuati, soprattutto, il solare e l’eolico. Sempre nella nuova legge energetica si decise l’abbandono del fossile. Tutti principi sacrosanti che, pochi giorni fa, il governo ha fatto capire di essere favorevole a mantenere, fatta eccezione per il nucleare. Disimpegno che verrebbe così a cadere. Una presa di posizione che costituisce, al contempo, un’opposizione all’iniziativa ‘Stop al blackout’. Quest’ultima vorrebbe inserire nella Costituzione federale l’autorizzazione a impiegare tutte le forme di energia che rispettino l’ambiente e il clima, atomo compreso.

Per il governo non c’è bisogno di tirare in ballo la Costituzione per “assicurare il nostro approvvigionamento energetico in maniera responsabile”. Che il nucleare sia davvero “responsabile” è comunque tutto da dimostrare in quanto, ad esempio sulla questione dello stoccaggio delle scorie, neppure con il lanternino si trova qualche sito che non frapponga degli impedimenti. A far scuola c’è il caso Piz Pian Grand. Per alcuni un discorso simile varrebbe per l’eolico: non produce CO2, ma che pugno nell’occhio quelle pale che svettano nelle valli e sui monti! “But not in my backyard”, dicono gli americani. Dopo lo scossone energetico provocato dal conflitto russo-ucraino va però detto che, almeno il nucleare, è tornato di moda. Non a caso 12 Paesi europei, tra cui Francia, Olanda e Italia, chiedono il mantenimento degli impianti esistenti. Curioso il caso italiano. Il Belpaese ha abbandonato l’atomo nell’87, sull’onda del disastro di Chernobyl, ma ancora non ha finito di smantellare le quattro centrali attive.

Detto del ritorno del nucleare, veniamo a un altro tema che ha a che fare con l’energia pulita e che, se non un vero e proprio stop, sta subendo un rallentamento. Ci riferiamo alla mobilità elettrica. Le vetture a batteria, almeno in Svizzera, nei primi sei mesi di quest’anno hanno subito un calo delle vendite del 7,7%. A parte Tesla, che dispone di una rete di stazioni di ricarica senza pari, nella maggior parte degli altri marchi si nota un ritorno ai motori termici. A quanto pare i consumatori non sono ancora pronti a passare dalla monocultura del petrolio a quella dell’elettrico. L’Unione europea intende proibire la vendita di modelli a benzina e a gasolio dal 2035, ma il trend cui assistiamo in Svizzera riguarda anche altri mercati per cui, oggi come oggi, l’obiettivo appare difficile da raggiungere nei tempi previsti. Non a caso l’amministratore delegato di Renault, Luca De Meo, ha scelto di non quotare in Borsa la divisione elettrica del gruppo, temendo una retromarcia della politica. Come sta avvenendo con l’atomo.

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