L’avanzata ucraina ha fatto uscire allo scoperto molte delle criticità interne alla Russia, sia a livello di comando che nei territori di confine
Sulla manovra attuata dall’Ucraina in Russia comincia a filtrare qualche dettaglio, benché i suoi veri obiettivi restino ignoti, nonostante le molte ipotesi circolanti. Limitiamoci agli elementi certi che emergono a dieci giorni dall’inizio dell’operazione.
L’esercito di Mosca scarseggia di uomini. Il giornalista d’inchiesta russo Andrey Zatirko di Agentstvo conferma che lo Stato aveva conferito le commesse per fortificare il confine con l’Ucraina. Ora ci sono le fortificazioni ma non gli uomini per presidiarle, così gli ucraini hanno varcato il confine senza incontrare resistenza o quasi. La Russia fatica a formare battaglioni per il nuovo fronte: sta dirottando su Kursk truppe dall’estremo Nord e dal resto del fronte ucraino.
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Militari ucraini durante l’invasione
La guerra si svolge su piani diversi da quelli più noti. I media riferiscono spesso che la Russia avanza nel Donbas, dando l’impressione che stia vincendo. In realtà, le avanzate russe sono minimali, mentre l’Ucraina ha capito che le conviene rinunciare a qualche battaglia nel Donbas e risparmiare energie per azioni più decisive.
Le conseguenze politiche in Russia sono pesantissime. Il nervosismo di Putin è rivelatore: incespica nel leggere, zittisce il rattristato governatore di Kursk che elenca i dati dell’invasione, scarica le responsabilità sugli amministratori locali e proclama una “situazione antiterrorismo” che nemmeno i commentatori russi sanno spiegare, affidata ai servizi segreti. Chi conosce la relazione tra Putin e i servizi sa cosa significa: il presidente ha preso il comando in prima persona, lasciando all’esercito meri compiti esecutivi. Non si fida più.
Due lezioni per noi. La strategia occidentale di sostenere l’Ucraina contro la Russia senza contrattacchi in profondità è fallimentare: da due anni e mezzo la Russia non fa altro che inasprire il conflitto. Al contrario, in poche ore lo sfondamento ucraino su Kursk ha mandato in confusione i decisori politici russi e denudato le vuote minacce del Cremlino. Ciò non deve indurci a sottovalutare l’ostilità di Mosca, ma ci insegna che per gestirla servono coraggio e determinazione.
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Putin sempre più teso
Seconda lezione: Putin pretende l’Ucraina come zona d’influenza russa. La logica delle zone d’influenza è uno dei più potenti generatori di guerre della Storia: per questo è stata bandita dal diritto internazionale, dopo la Seconda guerra mondiale. Se, oggi, l’Ucraina volesse annettere Kursk e Belgorod dichiarandole proprie zone d’influenza, come Putin il Donbas e la Crimea, non potrebbe farlo per ragioni giuridiche, ma potrebbe usare la stessa logica di Putin: la fascia di Russia che confina con l’Ucraina, da Kursk a Stavropol’, vive da sempre sotto l’influenza culturale ucraina. Gli abitanti di Kursk che in queste ore registrano video infuriati contro l’inerzia di Putin parlano russo con accento ucraino. In un video ripreso a Kursk, due anziane russe in fuga a piedi chiedono un passaggio a un blindato ucraino: “Non abbiamo posto, siamo carichi di munizioni” rispondono i militi alla guida del mezzo. Una delle due anziane zoppica, parla ucraino. “Ma Lei è ucraina?”, chiede un milite dal blindato. “No, sono russa, ma parlo ucraino”. “Allora, gloria all’Ucraina!”, risponde il milite. “Gloria!”, ripete fieramente la signora russa. Non c’è altro da aggiungere.
Occorreranno giorni o settimane, per inquadrare la manovra e i suoi obiettivi.