laR+ IL COMMENTO

Una visione per il Ticino del futuro, non solo il pallottoliere

La giusta ricerca del pareggio di bilancio non può essere l'unica costante in politica. Dopo l'estate servirà un’accelerata per uno Stato più efficiente

In sintesi:
  • Tutto dipende dai soldi in tasca, ma a mancare è un progetto vero e proprio
  • La contabilità spiccia serve a poco
  • Giustizia, scuola e non solo meritano attenzione
Appunti estivi
(Ti-Press)
26 luglio 2024
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Che le finanze sane aiutino ad avere la giusta progettualità e soprattutto la capacità di mantenere alti gli investimenti e una socialità al passo coi tempi – e con le emergenze in aumento – è difficilmente contestabile. Bene, quindi, che la ricerca di un equilibrio tra entrate e uscite sia la stella polare di qualsivoglia politica. Il pareggio di bilancio, i conti e la considerazione esclusiva del pallottoliere non possono però essere l’unico motore della politica cantonale e sarebbe auspicabile che governo e partiti sfruttassero al meglio questo periodo di vacanza per arrivare pronti, nei primi incontri previsti per agosto, con una lista di priorità destinata a tratteggiare non solo il Preventivo 2025, ma il Ticino dei prossimi anni. Tutto dipende dai soldi in cassa, non siamo nati ieri. Ma far passare il messaggio che la politica, sia essa esecutiva o legislativa, abbia come unico mezzo la calcolatrice sarebbe molto avvilente.

La giustizia merita una riforma che attende da tanto, troppo tempo. Le varie audizioni commissionali del procuratore generale Andrea Pagani hanno reso chiaro il quadro in cui versa il Ministero pubblico, tra incarti che crescono sempre di più e risorse che sono quelle che sono. È necessaria e impellente, alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva, una decisa accelerata su un dossier che sta facendo la polvere e che riguarda il terzo potere dello Stato e la sua efficienza.

Anche per quanto riguarda la formazione si avverte il bisogno di un cambio di passo, soprattutto se si pensa alla scuola media. La sperimentazione sul superamento dei livelli A e B darà i suoi risultati che andranno analizzati e commentati, ma il lungo ed estenuante dibattito che ha portato a questo compromesso ora messo in pratica in alcune sedi mostra come forse sia proprio il concetto di ‘scuola media’ ad aver bisogno se non di una rinfrescata almeno di suggerimenti, correttivi, discussioni basati su ipotesi concrete e non proclami.

Più in generale, si avverte sempre più forte il bisogno che si sviluppi una vera e propria politica industriale ed economica: a volte si ha la sensazione di essere in una corsia piena di cerotti che lasciano il tempo che trovano, quando invece ci si dovrebbe dirigere spediti in una sala operatoria con un chirurgo che sappia dove fare un intervento dopo il quale il paziente starà molto meglio. Il cerotto, in politica, mostra l’incapacità di avere una visione e un saper dove si vuole andare. Le aziende, a volte strette da lacci burocratici e difficoltà operative, e i lavoratori, che sono vittime della stagnazione dei salari, meritano di capire in che direzione sta andando la barca Ticino.

Compito della politica – Decreto Morisoli o meno, pareggio dei conti o meno, trionfo della calcolatrice o meno – sarà far capire alla cittadinanza di essere davvero politica e non contabilità spiccia. Il futuro si scriverà non premendo solamente tasti numerati, ma lavorando per la comunità, immaginando soluzioni ai problemi di coloro cui poi si chiede il voto, modernizzando alcune pratiche e ottimizzando le uscite, indirizzandole dove davvero c’è bisogno. Cercando compromessi, lavorando insieme e superando steccati ideologici o rendite di posizione.

A chi paga le imposte, a chi lavora e a chi magari vorrebbe lavorare di più interessa avere uno Stato più efficiente. Non le ciance, a volte troppo ideologiche, di una campagna elettorale ancor più permanente di quel che è già.