A inizio 2025 nascerà una nuova entità che prenderà il posto di Curafutura e Santésuisse. Sarà davvero un nuovo inizio per il settore?
«Non va bene che ci siano due organizzazioni che spesso non hanno un’unità di vedute. Devono mettersi d’accordo. Questa situazione va corretta». Nella primavera del 2022 così si esprimeva dalle colonne de ‘laRegione’ l’oggi consigliere federale Albert Rösti (Udc), all’epoca presidente della commissione sanitaria del Nazionale. «Un settore forte ha una sola voce, com’è il caso per i contadini o gli impresari costruttori», gli faceva eco il deputato Lorenz Hess (Centro), presidente di Visana, affiliata di Santésuisse. Il ‘senatore’ Josef Dittli (Plr), presidente di Curafutura – l’altra associazione mantello degli assicuratori malattia – ipotizzava che «a medio termine, diciamo fra 3-10 anni, forse si porrà la questione di tornare a una sola organizzazione».
Dittli è stato troppo pessimista. Poco più di due anni dopo, 13 grandi casse creano una nuova organizzazione mantello. Non ha ancora un nome, ma una data di nascita sì: inizio 2025. Si sa anche cosa porteranno in dote i suoi fondatori: oltre il 90% degli assicurati. Santésuisse verrà ridimensionata, Curafutura (nata nel 2013 da una sua costola) sparirà. È una specie di terremoto per un settore piuttosto ingessato. Nemmeno chi lo conosce bene, né gli addetti ai lavori, se lo aspettava. O quantomeno non in tempi così brevi.
In realtà la frustrazione covava da tempo sotto la cenere. Alimentata da incomprensioni o rancori personali (fra i due direttori la corrente non è mai passata, ad esempio). Così come da visioni spesso dissonanti, quando non divergenti e in aperta concorrenza, che hanno fatto slittare riforme (nel frattempo giunte in porto) ritenute centrali: sulle tariffe in ambito ambulatoriale (“la goccia che ha fatto traboccare il vaso”, per il Ceo della Kpt Thomas Harnischberg), sul finanziamento uniforme delle prestazioni (progetto ‘Efas’: si vota in novembre) o sui margini di distribuzione dei farmaci. Palese il disaccordo pure sulla recente iniziativa popolare del Centro per un freno ai costi. Nemmeno il ricambio avvenuto negli ultimi anni ai vertici (dove sono approdati politici navigati e inclini al compromesso come l’ex ‘senatore’ Konrad Graber e l’ex consigliere nazionale Martin Landolt, entrambi del Centro) è riuscito a mettere a tacere un “battibecco permanente (...) a volte quasi penoso” (sempre Harnischberg).
L’obiettivo ora è chiaro: difendere con una voce unica gli interessi del ramo, rafforzandone l’impatto sul piano politico e la credibilità agli occhi dell’opinione pubblica. Il tutto dovrebbe risultare meno confuso e complicato. Ed è senza dubbio positivo che veda la luce un partner assicurativo robusto, in grado – almeno sulla carta – di reggere meglio il confronto con Fmh (medici), H+ (ospedali), pharmasuisse (farmacisti), i Cantoni (vedi pianificazione ospedaliera, fra l’altro), l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp) e la stessa industria farmaceutica.
Ma basterà un riassetto istituzionale per vedere quel “nuovo inizio” promesso dal Ceo della Kpt? Chi assumerà la presidenza e la direzione della futura entità saprà rammendare i rapporti, sfilacciatisi negli anni, tra casse malati da un lato e Parlamento e Ufsp dall’altro? L’organizzazione mantello riuscirà ad affermarsi come forza propositiva e credibile, sia sul fronte delle trattative tariffali (al cospetto di medici, psicoterapeuti, infermieri, fisioterapisti) che nel dibattito politico (aumento dei costi della salute, cassa malati unica, ecc.)? Oppure assisteremo ad altre liti in piazza tra assicuratori assai diversi tra loro che, pur coabitando sotto lo stesso tetto, continueranno a difendere ciascuno la propria ‘visione’? Il tempo lo dirà.