laR+ IL COMMENTO

La diplomazia elvetica e la scommessa della credibilità

Qualche ombra sulla conferenza al Bürgenstock. La Svizzera avrà il suo bel daffare per non dare l’impressione di offrire una sponda al ‘caro Volodymyr’

In sintesi:
  • La scelta di non invitare ufficialmente la Russia è comprensibile. Ma ha il suo prezzo
  • Niente ‘Formula Zelensky’, ricerca di una convergenza con altri ‘piani’ di pace: scelte opportune, ma basteranno a creare una base di fiducia?
Imponenti misure di sicurezza per garantire la sicurezza dei partecipanti alla Conferenza di alto livello sulla pace in Ucraina che si terrà sabato e domenica sul Bürgenstock
(Keystone)
14 giugno 2024
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Il lucernese Franz Grüter, consigliere nazionale dell’Udc, è preoccupato: durante la conferenza del Bürgenstock – con lo spazio aereo chiuso in un raggio di 46 km – molti cuccioli di capriolo potrebbero morire. Il lucernese ha chiesto al Consiglio federale se non sia possibile evitare di proibire a cacciatori e contadini della zona di utilizzare droni con camera a infrarossi, impiegati da anni per localizzare i piccoli cervidi nell’erba alta, dove trovano riparo dai predatori ma si espongono a un altro pericolo: le lame delle falciatrici. No, non è possibile, ha risposto Viola Amherd. La presidente della Confederazione suggerisce ai contadini di tornare, «in questa situazione molto particolare», ai «vecchi metodi». Come gli spaventapasseri.

Effetto collaterale di un evento ‘globale’ che atterra nella Svizzera primitiva. Dove spadroneggia l’Udc, fautrice di una neutralità “integrale”. In nome di questa, il partito chiede al Consiglio federale di mandare un invito ufficiale a Mosca. Perché non lo si sia voluto fare (non foss’altro che per scaricare la responsabilità di un rifiuto sulla Russia), lo ha spiegato il ministro degli Esteri Ignazio Cassis: si temeva di «perdere l’Ucraina». Scelta comprensibile. Ma che ha il suo prezzo.

Così non si è solo persa definitivamente la Russia. A quanto pare (la conferma stasera, con la lista definitiva dei partecipanti), è sfumato pure il prezioso sostegno degli Stati chiave del ‘Sud globale’ (Cina in primis) più o meno vicini a Mosca. Su di loro la diplomazia elvetica conta(va) per evitare che al Bürgenstock non fosse «Occidente contro resto del mondo» (Cassis). Perché lo sappiamo: a evocare la pace, nel cuore della neutrale Svizzera, saranno soprattutto gli alleati Nato che sfoggiano i muscoli davanti ai criminali al potere a Mosca, fautori di una pericolosa corsa al riarmo che pare non aver fine.

Il fatto è che la Svizzera organizza su richiesta di Zelensky. Non di sua iniziativa. Né sollecitata da entrambe le parti in conflitto. In questi giorni Cassis e Amherd avranno il loro bel daffare per non dare l’impressione di offrire una sponda al «caro Volodymyr» (così Cassis si rivolse a lui il 22 marzo 2022 sulla Piazza federale). Per non apparire come complici di “un tentativo dell’Ucraina (...) di profilarsi di fronte al pubblico mondiale”, come ha detto alla ‘Nzz am Sonntag’ Charles Kupchan, professore alla Georgetown University, tra i consulenti per la sicurezza in Europa dell’ex presidente Barack Obama.

Finora la diplomazia elvetica se l’è cavata bene. Non ha assecondato il desiderio del presidente ucraino di discutere della sua (massimalista) ‘Formula di pace’. Ha invece opportunamente scorporato tre questioni ‘tecniche’ (sicurezza alimentare, sicurezza nucleare, aspetti umanitari), per le quali tutti (assenti compresi) dovrebbero nutrire interesse. La Svizzera poi cerca giustamente una convergenza tra la ‘formula Bürgenstock’ e gli altri piani/formule in circolazione, come quella sponsorizzata da Cina e Brasile, ‘amici’ di Mosca. Basterà tutto questo per innescare una credibile «dinamica» di pace?

Forse hanno ragione il cancelliere tedesco Olaf Scholz («Il fatto che la conferenza abbia luogo, è già un successo») e lo stesso Cassis («Dobbiamo accontentarci. L’alternativa era non fare niente»). Ma intanto Zelensky afferma di non voler cedere la ‘sovranità interpretativa’ di una pace giusta ai nemici di Kiev, e insiste nel dire che chi non ci sarà sostiene la guerra. Conferenza tutt’al più inutile, in ogni caso innocua? Davvero nulla da perdere, al Bürgenstock? Non resta che augurarsi, con tutto il rispetto per le bestiole, che siano i poveri caprioletti le uniche vittime collaterali.