laR+ IL COMMENTO

Dal sogno di marmo (infranto) ai favoreggiatori anomali

Caso Gobbi: il pg prospetta un atto di accusa per i due agenti e conferma l’inesistenza di indizi di reato nei confronti del favoreggiato

In sintesi:
  • La chiusura dell'inchiesta lascia aperte molte domande
  • Una questione di fondo resta: ci si fida della Giustizia?
(Ti-Press)
12 giugno 2024
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Nemmeno quarantotto ore passate dalla votazione cantonale che ha sepolto il “sogno di marmo” di una Cittadella della giustizia insediata nel sontuoso palazzo ex Banca del Gottardo (anche noto come ‘Norman building’), ed ecco che il terzo potere dello Stato torna a fare parlare di sé. L’argomento è l’incidente stradale in cui è rimasto coinvolto il consigliere di Stato Norman Gobbi, incidente avvenuto lo scorso 14 novembre poco dopo la mezzanotte sulla A2 in zona Stalvedro. Con un comunicato piuttosto stringato – inviato alle redazioni ieri in mattinata –, il Ministero pubblico indica che la chiusura della fase istruttoria, tesa a chiarire la dinamica ed eventuali responsabilità dal profilo penale dei tre agenti della Polizia cantonale indagati per i presunti reati di favoreggiamento e abuso di autorità, “è imminente”. A inchiesta conclusa, il procuratore generale Andrea Pagani prospetta l’emanazione di un decreto di abbandono nei confronti dell’ufficiale della Cantonale che era di picchetto la sera dei fatti; nonché l’emanazione di un atto d’accusa (per l’ipotesi di reato di favoreggiamento) nei confronti del sottufficiale superiore di Gendarmeria e del capogruppo in servizio quella notte. Per quanto riguarda il consigliere di Stato leghista – ribadisce il pg nella nota – “non è pendente alcun procedimento penale”.

Ergo: tutto è bene quel che finisce bene? Insomma, non proprio. In primo luogo c’è una questione legata alla tempistica della comunicazione da parte della Procura, tempistica che potrebbe suscitare qualche perplessità. Sarà mai che qualcuno abbia pensato che fosse meglio attendere l’esito del voto – che si voleva di risultato diametralmente opposto – sul credito per l’acquisto dello stabile Efg prima di confermare la posizione (immacolata) di Gobbi? Un referendum finanziario obbligatorio diventato una sorta di consultazione popolare sulla fiducia che la cittadinanza ripone ed è disposta a riporre nella giustizia ticinese. Perché se è vero, come ha affermato lo stesso Gobbi (tesi in qualche modo spalleggiata dall’inchiesta del pg Pagani), che la vicenda personale del direttore del Di “è una cazzata” e che in quanto tale non ha influito sul massiccio rifiuto all’investimento immobiliare caldeggiato dal consigliere di Stato, mal si comprende questa “infelice coincidenza”.

C’è poi il discorso più tecnico e quanto meno anomalo, dato dall’emanazione di un atto di accusa (ai sensi dell’articolo 305 del Codice penale svizzero) a carico di due agenti quali presunti favoreggiatori e, al contempo, l’inesistenza di indizi di reato nei confronti del favoreggiato. Un’anomalia, si diceva, potenziata dalla caratura del personaggio: responsabile politico – autosospeso – della polizia che non avrebbe in alcun modo agito per ottenere qualsivoglia trattamento di favore. Trattamento di favore che invece, stando alle conclusioni dell’inchiesta condotta dal procuratore generale, il capo delle Istituzioni avrebbe sì ricevuto. Aspetto grave, se non altro perché in palese contraddizione con la prima e unica versione dei fatti fornita dal diretto interessato lo scorso 14 marzo, quando a laRegione dichiarò che “il tutto si è svolto nel rispetto della procedura”.

Ora la questione non è più se acquistare o meno un lussuoso palazzo, ma la domanda di fondo è sempre la stessa: ci si fida della Giustizia? Anche la risposta è la medesima: sì (di principio), ma non a qualsiasi prezzo.