laR+ IL COMMENTO

Sul Locarnese il battito d’ali di Lavertezzo

A prescindere da come finirà, l'istanza di aggregazione del Comune sul Piano con Locarno ha riaperto la discussione sulla creazione di un Comune forte

In sintesi:
  • Un'unione ad ampio raggio è imprescindibile per trainare la regione e portarla a essere un vero e proprio polo cantonale
  • Rispetto al 2011 i tempi sembrano più maturi, anche perché la Città sta meglio (soprattutto finanziariamente) e altre realtà peggio
8 maggio 2024
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Non ci risulta che esista una farfalla chiamata Lavertezzo, ma se qualche scienziato dovesse prossimamente scoprire un nuovo insetto della famiglia dei Lepidotteri, potrebbe anche decidere di dargli il nome del piccolo Comune affacciato sul Piano di Magadino. Se è infatti vero che, come si dice, un battito d’ali di una farfalla sia in grado di causare un uragano, Lavertezzo potrebbe rappresentare proprio quel piccolo cambiamento nelle condizioni iniziali del sistema che conduce a conseguenze su scala più grande, appunto il cosiddetto effetto farfalla.

Il sistema in questo caso è il territorio (amministrativo) del Locarnese e in particolare la “cintura” che va da Brissago a Cugnasco-Gerra, mentre il battito è l’istanza di aggregazione tra Lavertezzo e Locarno. E poco importa se nel frattempo il nuovo esecutivo del paesino abbia richiesto la sospensione del processo aggregativo. Così come in fondo conta poco come andrà a finire, ossia se Lavertezzo si unirà a Locarno, a – come desidera – Gordola e Cugnasco-Gerra o a tutti e tre. Ciò che importa davvero è che l’iniziativa ha riportato d’attualità un tema tanto delicato quanto spigoloso come quello di un’aggregazione che coinvolga il centro e la fascia suburbana di una regione che, seppur in alcuni casi un po’ a fatica, ha visto le zone periferiche (valli, Terre di Pedemonte, Gambarogno e una parte del Piano) unirsi e trovare un proprio equilibrio.

Cosa che non sono ancora riuscite a fare le realtà più grandi e centrali, con tutte le conseguenze del caso per un Locarnese che si vorrebbe polo ma che, seppur per certi aspetti (su tutti il turismo) possa sembrarlo, ancora non lo è. E non potrà esserlo finché non nascerà perlomeno un forte Comune urbano in grado di trainare tutta la regione e frenare la perdita di velocità rispetto ai poli (quelli sì, di nome e di fatto) di Lugano e Bellinzona. Per farlo, serve che a stringere la mano a Locarno siano, con tutto il rispetto per Lavertezzo, altre “big”. Un tentativo era naufragato in votazione consultiva nel 2011, quando all’ipotesi di un Comune “Sponda destra” (Ascona, Brissago, Losone e Ronco s/Ascona) e uno “Sponda sinistra” (Locarno, Muralto, Minusio, Orselina, Brione s/Minusio, Mergoscia, Tenero-Contra), solo i cittadini di Locarno, Losone e Mergoscia avevano risposto positivamente.

Ora, se convincere ad esempio la ricca Ascona (casomai più orientata verso Brissago e Ronco) e Minusio sembra anche stavolta improbabile, l’allargamento del discorso di Locarno con Lavertezzo anche a Gordola e Cugnasco-Gerra e soprattutto il recente ammiccamento tra il capoluogo e Losone, apre un nuovo interessante scenario (nel quale sembrerebbero tra l’altro desiderosi di inserirsi anche Orselina, Brione s/Minusio, Mergoscia e Tenero-Contra). Molto in questo senso è proprio nelle mani di una Locarno che sta decisamente meglio rispetto a 13 anni or sono, quando alcune fragilità (in particolare finanziarie) non la rendevano così appetibile agli occhi dei vicini. E tra questi ultimi, va detto anche questo, c’è al contrario chi sta peggio rispetto al 2011.

Come dire che a spingere in maniera finalmente decisiva nella direzione di un’importante aggregazione del Locarnese potrebbe essere un mix tra opportunità e necessità, che la Città e il suo nuovo sindaco Nicola Pini dovranno essere bravi a sfruttare per superare le storiche resistenze (in parte paure) delle comunità locali, valorizzandone allo stesso tempo le peculiarità attraverso una visione strategica chiara e precisa.

E il battito d’ali di Lavertezzo avrà creato il suo piccolo uragano.