Al senatore democentrista l’home run, alle ultime elezioni comunali, non è riuscito. Oppure non ha provato a farlo. Il suo si conferma un percorso a tappe
Di primo acchito guardare una partita di baseball può sembrare una cosa piuttosto noiosa, soprattutto da sobri (Homer Simpson docet). Tuttavia il gioco della “pallabase” comporta un’interessante combinazione di abilità e strategia. Nella fase offensiva, per esempio, a seconda del tipo di battuta che si fa, ci si può fermare in prima base, in seconda o in terza. Se invece si riesce a completare il giro e tornare subito a “casa” si realizza un home run, quell’immagine un po’ classica del battitore che colpisce la palla e la manda oltre la recinzione del campo.
All’ex presidente nazionale dell’Udc e consigliere agli Stati Marco Chiesa l’home run, alle ultime elezioni comunali, non è riuscito. Oppure non ha nemmeno provato a farlo. Poco cambia. Fatto sta che il suo ritorno a “Lugano, casa” si conferma un percorso a tappe: Chiesa ha raggiunto la prima base, il Municipio. Ora punta ad arrivare fino alla terza, cioè il vicesindacato. Il senatore democentrista ha assicurato a ‘Liberatv’ che “ci sono dei fatti usciti dalle urne: Foletti è arrivato primo, poi c’è qualcuno che è arrivato secondo… le elezioni devono avere delle conseguenze”.
Interpellato da laRegione, il riconfermato sindaco Foletti sembra quasi abbia voluto porre un freno a certi entusiasmi: “Il vicesindaco deve essere un membro dell’esecutivo con disponibilità di tempo”. Anche perché a rivendicare la carica c’è pure il municipale Plr Roberto Badaracco, diventato vicesindaco dopo il decesso di Marco Borradori e a seguito dell’insediamento di Foletti a capo dell’esecutivo. Nomina, quella di Badaracco, avvenuta nel 2021 non senza qualche polemica, visto che il ruolo era preteso dal leghista Lorenzo Quadri. Allora sono prevalsi ragionamenti legati alla stabilità e alla compattezza della compagine municipale, tenuto conto delle circostanze particolari venutesi a creare dopo l’inattesa scomparsa di Borradori.
Oggi la teoria direbbe che all’interno del Municipio luganese lo schieramento di partenza dovrebbe essere quello che vede i tre esponenti della destra a favore della “candidatura” di Chiesa al vicesindacato, altri tre membri a sostegno di Badaracco (i due liberali-radicali e il socialista Ghisletta), e Filippo Lombardi a fungere da ago della bilancia. Questa sarebbe, appunto, la teoria. Nella pratica le cose non per forza stanno così. Oltre alle sfumate perplessità espresse da Foletti, ci sarebbe da capire quale sia l’effettivo stato di salute dei rapporti tra i due municipali del Plr, e più specificamente se Karin Valenzano Rossi sia davvero disposta a sostenere la posizione del suo collega di partito. In effetti, le voci di una presunta “guerra fratricida” tra i liberali luganesi – spaccatura interna come una sorta di tallone d’Achille della sezione – circolano già da un po’ in città.
In ogni caso, nel giro del ‘diamante’ – così viene chiamata, nel baseball, la parte racchiusa nel semicerchio di terra rossa –, prima della terza ci sarebbe la seconda base da occupare: il Dicastero finanze. Un Dicastero che Foletti lascerà e che Marco Chiesa eviterebbe volentieri, stando alle sue più recenti dichiarazioni. Il senatore Udc (che va dicendo che “i politici pensano alle prossime elezioni e gli statisti alle prossime generazioni”) preferirebbe quello degli immobili, orfano della socialista Zanini Barzaghi. Un Dicastero molto meno insidioso nella corsa verso la poltrona di sindaco alla quale ambisce, e che Foletti ha già annunciato di voler liberare fra quattro anni.