A Lugano, non ci sarà un nuovo sindaco: l’elettorato ha confermato Michele Foletti. Il collega della lista unica Lega-Udc Marco Chiesa, eletto al Consiglio degli Stati lo scorso novembre, entra in Municipio ma è stato distanziato di ben 827 voti personali. La novità di questa tornata elettorale è questa. Erano parecchi a ritenere favorito il ‘senatore’, che ha comunque ottenuto il secondo miglior risultato globale, con 10’484 voti personali, lasciando come primo subentrante l’uscente Tiziano Galeazzi. L’altro volto nuovo dell’esecutivo cittadino è il rappresentante della sinistra Raoul Ghisletta, che siederà al posto di Cristina Zanini Barzaghi. Il Municipio cittadino conterà dunque una donna in meno rispetto a tre anni fa.
Il distacco tra Foletti e Chiesa è tutto sommato rilevante. Anche se il senatore ha fatto una campagna elettorale con il freno tirato, la Lega ha comunque tenuto. Anzi, la lista unica ha guadagnato qualcosina. La differenza tra i due principali contendenti alla poltrona di sindaco si riduce alquanto, tuttavia, se non si considerassero i numeri emersi dal panachage. Il sindaco ne ha ottenuti di più – ben 1’585, metà dei quali dai liberali – rispetto al senatore, che ne ricevuti quasi cinquecento in meno. Tanto che, nei voti preferenziali, Foletti supera Chiesa solo 102 voti. La differenza si allarga, di 229 consensi, tenendo conto di quanto emerge dalle schede senza intestazione, che a Lugano aumentano e hanno toccato quota 22,19%. Nel ‘dare e avere’, a livello di liste, spiccano alcune cifre e fanno pensare, se ricordiamo bene il richiamo pre-elettorale, di vari presidenti di sezione, a non disperdere voti. Ebbene, l’elettorato della Lega-Udc ne ha dati 2’023 al Plr-Pvl, mentre gli elettori di quest’ultima lista hanno ricambiato con 1’955. Il Centro ha dato tanto sia al Plr-Pvl (933 voti) sia a Lega-Udc (920) e ne ha pure ricevuti parecchi (1’048 dal partitone) e 1’136 dall’elettorato di destra.
Pure Lorenzo Quadri, seppur in calo di consensi elettorali rispetto a tre anni fa, ha fatto una buona elezione. È stato tuttavia ‘penalizzato’ dal panachage, nel senso che ha ricevuto meno voti rispetto ai primi due della sua lista. A livello di percentuali, la lista Lega-Udc ha guadagnato lo 0,2%, mentre il matrimonio tra Plr e Pvl non ha portato i frutti sperati: solo il 22,81% per i liberali radicali che continuano a perdere terreno in un trend oramai incessante dal 2013, quando il Plr aveva il 33,23% e venne però scalzato dalla maggioranza relativa nell’esecutivo, con la discesa in campo di Marco Borradori. Una maggioranza relativa che, da allora, non ha mai cambiato colore.
Sono in leggera diminuzione (dell’1,2%), rispetto a tre anni fa, pure i risultati del Centro, mentre La Sinistra ha ottenuto un 16,49%, che non è poco, alla luce dell’assenza dei Verdi e della ‘minacciosa’ candidatura di Avanti con Ticino &lavoro e Più donne, con la capolista Amalia Mirante, che ha fatto un risultato brillante, con 5’088 voti. Dovrebbe far riflettere, invece, il calo, seppur lieve della partecipazione.