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I brutti vizi degli altri

Fiorello in tv con la figlia criticato dal conduttore figlio di papà. L’Italia mostra il solito teatrino del ‘tengo famiglia’: un successo da esportazione

In sintesi:
  • Vista da falco sulle pochezze altrui e miopia estrema sulle proprie, un intramontabile classico
  • L’atteggiamento della Rai con il conduttore del Tg2 mostra quanto la giustizia si pieghi alla potenza dei nomi, non solo in tv
Fiorello, showman di punta della Rai
(Keystone)
22 marzo 2024
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C’è in giro una nuova storiella italiana, che poi è la solita grottesca storiella in bilico tra potere e familismo. Con in più quella spruzzata – a quanto pare necessaria quanto il limone su un piatto di Cannavacciuolo – di vista da falco sulle pochezze altrui e miopia estrema sulle proprie.

La storiella è questa: Fiorello, onnipresente showman – idolatrato in Rai senza riserve come un faraone dagli antichi egizi – porta con sé la figlia diciassettenne a cantare in tv per la festa del papà, lanciandole di fatto la carriera. ”Eh, ma è brava”, dicono i più ingenui o più assuefatti, dimenticando l’autostrada sgombra e a otto corsie che il cognome le ha regalato e ricordandoci che i bravi figli di nessuno per farsi notare devono fare invece un giro largo, molto largo, in una strada molto stretta, spesso senza uscita.

Tant’è, il conduttore del Tg2 che ha lanciato il servizio sui Fiorellos, Piergiorgio Giacovazzo, pensando di non essere in onda dice, con tono sarcastico: ”Ora le daranno dodici trasmissioni”. Battuta acida, ma che sarebbe comprensibile se arrivasse da qualcuno a cui è venuto il naso da pugile a forza di prendere porte in faccia perché con un cognome qualsiasi o perché superato sulla soglia dalla Fiorellina di turno.


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Il conduttore del Tg2 Piergiorgio Giacovazzo, figlio di cotanto padre

Quel giornalista, che per un attimo è sembrato potesse incarnare la rivincita di tutti quelli che nella vita hanno dovuto ripiegare su un piano B per mancanza di agganci, non è però Gramsci redivivo, ma il figlio di Giuseppe Giacovazzo, ex conduttore del Tg1, ex direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, nonché parlamentare democristiano. Insomma, una specie di Fiorello dell’informazione e della politica pugliese.

A discutere della questione arriva poi Selvaggia Lucarelli, seguitissima giornalista prêt-à-porter che passa dal fare debunking di passi di ballerini vip al dare voti con la paletta alle inchieste del New York Times (o forse il contrario). Lucarelli scrive: “Le battute le può fare solo Fiorello?”. Ecco, certo che no, però magari l’avesse fatta qualcuno che non è la copia giornalistica della figlia di Fiorello sarebbe stato meglio.

Lucarelli, probabilmente affetta dalla miopia sociale di cui sopra, è fidanzata con uno che prima non conosceva nessuno, diventato nel frattempo – quasi magicamente – chef tv, influencer, cronista d’assalto specializzato in pizzerie e scrittore.

A rendere ancor più tragicomico il tutto è l’atteggiamento della Rai, che ha aperto addirittura un provvedimento disciplinare contro Giacovazzo, ricordandoci che in un Paese in cui la legge non è proprio uguale per tutti (che si tratti di roba seria o di queste quisquilie da telecomando), non conta davvero cosa dici, ma chi colpisci. E che il tuo nome è potente fin quando non incontri chi ne porta uno più importante del tuo.


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Un momento dello show ‘Viva Rai2’

Certo, il caso Fiorello-Giacovazzo è solo la punta dell’iceberg. Basta leggere le cronache locali d’oltreconfine per vedere medici piazzati in chirurgia con l’aiutino (confondendo la sala operatoria con lo studio di un quiz pre-serale) o baroni universitari circondati da valvassori e valvassini tramite concorsi pilotati, quando ci sono. Succede addirittura nell’ambito sacro della giustizia, dove la politica spadroneggia e sceglie – rigorosamente tra parenti, amici e parenti degli amici – poltrona e poltronato, infischiandosene dei requisiti minimi e della decenza.

Meno male che in Ticino certe cose non succedono.