La vera domanda non è chi altro coinvolgerà l’arrembaggio di Chiesa al sindacato di Lugano: i nomi (e i giochi) sono piuttosto noti
Ha ragione il collega Paride Pelli quando afferma, in un recente articolo pubblicato sul Cdt, che il nome del prossimo sindaco di Lugano avrà delle ripercussioni molto meno “luganocentriche” di quanto possa sembrare a priori. Pelli nel suo editoriale – sorretto dalle dichiarazioni di Foletti, Zali e Giudici raccolte dalla redazione luganese de laRegione – giunge, a mo’ di conclusione, a delle domande che lascia aperte: cosa comporterà e chi altro coinvolgerà l’eventuale insediamento di Marco Chiesa sulla poltrona più ambita di Palazzo Civico. Peccato che il collega non abbia trovato lo spazio per provare a dare una risposta agli interrogativi che solleva, più che altro perché nei corridoi e nei moli della politica ticinese è da un po’ che non si parla d’altro.
In effetti, i vertici della Lega e dell’Udc pare abbiano le idee molto più chiare di quanto dimostrano: le varie scaramucce degli ultimi tempi, in particolare quelle legate al pasticcio leghista – e non solo – sulla nomina dei nuovi pp (attenzione: pp sta per procuratori pubblici, il direttore del Corriere – dalle medesime iniziali – non c’entra nulla), non hanno incluso i pesi massimi dei democentristi. Tutto un sintomo.
La vera domanda non è quindi chi altro coinvolgerà l’arrembaggio di Chiesa al sindacato di Lugano, ma quando ciò avverrà: fra un mese o fra quattro anni. I nomi di coloro che serbano qualche interesse direttamente collegato a questa “discesa in campo” del presidente uscente dell’Udc sono piuttosto noti: lo stesso Marco Chiesa, Piero Marchesi e Norman Gobbi. L’equazione? Chiesa sindaco di Lugano, Gobbi al Consiglio degli Stati e Marchesi (primo subentrante) al governo cantonale. La pedina che verrebbe inghiottita da questo Triangolo delle Bermuda sarebbe, a questo punto, Michele Foletti.
Siamo però certi che i luganesi saranno disposti a voltare le spalle al sindaco uscente, colui che prese in mano le redini del Municipio dopo l’inattesa scomparsa di Marco Borradori? Foletti è davvero pronto a “immolarsi” pur di ottemperare a degli interessi superiori? Oppure, il piano degli arrocchi concepito dalle alte sfere della destra nostrana avrà tenuto conto della sua figura? Se così fosse vorrebbe dire che un tale piano non sarebbe di immediata attuazione ma andrebbe a tappe, fino a concretizzarsi nella sua interezza al prossimo giro di elezioni cantonali-federali-comunali.
Tra l’altro, nell’ipotetica corsa di Gobbi verso la poltrona bernese comparirebbero almeno due ostacoli da sormontare: il primo riguarda il completo chiarimento del caso apertosi intorno all’incidente sull’A2 e relativo controllo alcolemico di metà novembre 2023. Chiarimento indispensabile sul piano politico, anche qualora la Procura fosse pronta, all’occorrenza, a emanare un decreto di abbandono motivato, per esempio, da un “claudicante passaggio d’informazioni” già sentito altrove. Il secondo ostacolo invece è un nome che comincia a farsi strada negli ambienti del vasto centro politico ticinese. Un papabile tra le fila dei liberali-radicali che raccoglierebbe parecchi consensi, anche al di fuori del Plr. Già sindaco di Sant’Antonino, già capogruppo in Gran Consiglio, attuale direttore del Dfe… Il nome di Christian Vitta prende sempre più quota quale eventuale sfidante di Gobbi a occupare quel seggio agli Stati che Chiesa dovrebbe lasciare vacante: ad aprile di quest’anno o nell’autunno 2027? Sono aperte le scommesse, prepariamo pure i pop-corn.