Il faro del polo dell'audiovisivo in balìa di beghe da condominio. Il prossimo Municipio lo liberi dalla zavorra per farlo decollare
Le beghe condominiali al Palacinema sono la fotografia perfetta di una cittadina capace di grandi visioni, eppure così irrimediabilmente provinciale. In questo caso i due estremi tendono ad allontanarsi, ma in altri posso anche toccarsi. Prendiamo l’esempio del Film Festival, che di Locarno è il simbolo internazionale: se è diventato ciò che è oggi, è proprio grazie alla commistione fra locale e globale e a un mix fra leggerezza, ostinazione, impegno, coraggio, creatività, forse anche incoscienza, più una serie di altre doti maturate in oltre 75 anni di storia, e di resistenza, dentro un mondo che ti regala sempre meno. Fondamentale, in questo miracolo ticinese, è stato il ruolo assunto da un personaggio come Marco Solari, appena uscito di scena fra mille (giusti) rimpianti. Sotto la nuova presidenza il Locarno Film Festival sembra destinato a consolidare la sua presenza nel panorama internazionale, guadagnando in solidità. È vero: molto difficilmente sul volto di Maja Hoffmann vedremo l’espressione radiosa del suo predecessore commentando un altro traguardo raggiunto dalla rassegna; e insieme a quell’espressione andrà perso anche l’orgoglio locarnese trasmesso da un uomo capace di imprese straordinarie nate sul e per il territorio. Tuttavia, accettare la scommessa Hoffmann ha significato fare i conti con la realtà ed emanciparsi forse definitivamente da quel provincialismo che fino a un certo punto può essere un valore, ma è anche un grosso limite. Insomma: di Marco Solari ce n’è uno solo, ce lo siamo tenuti stretto ed è inutile cercarne un altro: bisogna proprio cambiare totalmente modello. Ed è ciò che è stato fatto.
A proposito di persone, e di grandi visioni, rieccoci al Palacinema. Se oggi è una realtà, lo si deve a un’altra individualità notevole: Carla Speziali. Proviamo solo a immaginare cosa significhi concepire l’idea di un palazzo del cinema, casa del Festival, in pieno centro città, investendo milioni di franchi pubblici, quando anche solo dirsi ambiziosi viene letto come atto di superbia. Non solo pensarci, ma pure riuscire a realizzarlo, procurandosi in pratica privatamente i 10 milioni mancanti da un benefattore, superando ostacoli e invidie, e persino una petizione popolare, è una cosa oggettivamente enorme. Chiamiamolo pure monumento, ma se lo è di Speziali, lo è anche a quelle stesse virtù elencate sopra, che l’ex sindaca ha dimostrato di possedere e nelle quali ai locarnesi, sentendo loro un Film Festival e anche il suo Palacinema, piace specchiarsi.
L’altra faccia, di quello specchio, mostra però una realtà preoccupante. Sette anni dopo la sua apertura, il Palacinema ancora aspira a diventare il faro di un polo dell’audiovisivo che, anche grazie ai suoi inquilini, dovrà andare ben oltre i muri della struttura. Come ha riconosciuto il vicesindaco Giuseppe Cotti, l’attuale Cda di alto profilo culturale si ritrova impelagato in questioni di conti, affitti e gestione degli spazi, ereditate da un precedente Cda a trazione politica. Il risultato sono litigi da condominio, un partner commerciale da 400mila franchi di affitto all’anno sul piede di partenza, con la stabilità economica stessa del Palacinema fortemente a rischio. Sono fatti, anche se su come siano maturati ognuno ha la sua verità. Sia come sia, emendare la casa del cinema da dinamiche interne perverse e distruttive dev’essere, per il Municipio attuale e anche per il prossimo, una priorità assoluta.