Corpo unico o status quo? Dibattito inutile fino a quando non sarà disponibile il rapporto del gruppo di lavoro istituito dal governo nel lontano 2016
Dibattere oggi di polizia unica – sì, no, forse – è un esercizio sterile. Che non ha alcun senso, se non quello di alimentare ulteriori tensioni fra Cantone e Comuni, le cui relazioni, nonostante le strombazzate riunioni della “Piattaforma di dialogo”, già non sono delle più serene a causa di dossier tanto importanti quanto controversi: ‘Ticino 2020’, contraccolpi della riforma fiscale sulle finanze degli enti locali…
E dell’inutilità del dibattito in questo momento è probabilmente consapevole anche l’inossidabile Giorgio Galusero, già deputato liberale radicale ed ex ufficiale della Cantonale, da sempre fautore della realizzazione in Ticino di un solo corpo di polizia – ovvero una polizia cantonale, con conseguente cancellazione delle polizie comunali –, che nelle ultime settimane dell’anno appena trascorso ha rilanciato pubblicamente il tema. Lo ha fatto in maniera, riteniamo, non del tutto disinteressata, avendo lasciato in eredità alla commissione ‘Giustizia e diritti’ del Gran Consiglio la sua bozza di rapporto favorevole all’iniziativa parlamentare depositata nel 2020 con la quale il socialista Raoul Ghisletta e cofirmatari propongono in sostanza la polizia unica. Il rapporto è tuttora inevaso. A giusta ragione. Perché sino a quando non sarà disponibile lo studio del gruppo di lavoro costituito poco più di sette anni fa dal Consiglio di Stato, e denominato ‘Polizia ticinese’, ogni discussione sull’argomento non porterà a nulla di concreto. Il problema è che il team coordinato dal segretario generale del Dipartimento istituzioni Luca Filippini, e nel quale sono rappresentati Cantone e Comuni, non ha ancora sfornato lo studio. Quando vedrà finalmente la luce? Non sarebbe ora di mettere il turbo?
Era il giugno del 2015 allorché il capo del Dipartimento Norman Gobbi annunciò in Gran Consiglio il ritiro del messaggio, che aveva diviso il legislativo cantonale, con cui il governo condivideva la richiesta dell’allora parlamentare Galusero di elaborare un progetto di polizia unica. Non solo. Ai deputati Gobbi manifestò pure l’intenzione di confezionare “un progetto di polizia ticinese, da presentarvi ancora in questo quadriennio, sul quale voglio lavorare con le polizie comunali in modo molto stretto”. Nel dicembre del 2016 la designazione del gruppo di studio ‘Polizia ticinese’. Intanto di legislature ne sono passate, del rapporto della commissione diretta da Filippini però neanche l’ombra. “Il mandato conferitoci è di vedere come ottimizzare l’attività di polizia sul nostro territorio, partendo dalla situazione vigente, quindi dall’esistenza in Ticino di una Polizia cantonale e di corpi di polizia comunale. Dalla nostra analisi e dalle nostre proposte la politica potrà ricavare elementi, spero utili, per decidere se optare per lo status quo, per la polizia unica o per una diversa ripartizione, fissata per legge, dei compiti fra la Cantonale e le comunali”: così dichiarò lo stesso Filippini in un'intervista rilasciata alla ‘Regione’ nel dicembre 2022. Siamo sempre in attesa del documento.
Non vorremmo che anche questo grosso cantiere istituzionale seguisse le sorti di altre riforme avviate da Gobbi tra fuochi d’artificio, ma che poi non decollano, vedi ‘Giustizia 2018’, o arrancano, come ‘Ticino 2020’. Forse qualche interpellanza parlamentare per sapere dal Consiglio di Stato a quale stadio si trovi la stesura del rapporto del gruppo ‘Polizia ticinese’ non guasterebbe. In fondo parliamo di sicurezza (e di aspetti organizzativi), che, come ci ricordano i politici in primis, è un bene comune.