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Troppa burocrazia ‘uccide’ gli anziani più poveri

In Ticino, il numero di persone anziane in condizioni di povertà è fino a cinque volte superiore a quello di Basilea Città. Molti forzati a emigrare!

In sintesi:
  • È vergognoso che persone che hanno lavorato per tutta la vita – con attività retribuite o non retribuite – in età avanzata non riescono a vivere dignitosamente della propria pensione
  • Col borsellino vuoto, l’anziano ridurrà le attività sociali, si ritirerà in casa, si lascerà andare
(Depositphotos)
18 novembre 2023
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Quella degli anziani è una povertà discreta, quasi invisibile. Anche se fanno fatica, se ad esempio accumulano premi di cassa malati non pagati, non chiedono aiuto, anche se ne avrebbero diritto. Perché si vergognano, perché non vogliono pesare sulla società, sui figli che potrebbero dover rimborsare le prestazioni complementari, perché si arrendono davanti a complicate procedure burocratiche di cui non capiscono nulla. Non sanno dove recuperare tutti i documenti richiesti dall’autorità, per ottenere gli aiuti pubblici. È vergognoso: 230’000 pensionati svizzeri non ricevono le prestazioni complementari (che completano un’Avs insufficiente), pur avendone diritto. È vergognoso: persone che hanno lavorato per tutta la vita – con attività retribuite o non retribuite – in età avanzata non riescono a vivere dignitosamente della propria pensione. Sono di fatto ‘forzati a lasciare’ il proprio Paese.

Tanta burocrazia è disarmante per molti anziani in una società che invece di semplificare le procedure le rende sempre più complicate, tanto da scoraggiare chi, avendone diritto, chiede una legittima prestazione complementare. Sono aiuti statali destinati a completare le rendite di vecchiaia insufficienti, così da soddisfare le esigenze di base.

Purtroppo, ne hanno bisogno in tanti. Una persona su cinque tra gli over 65 anni vive in povertà o è a rischio di povertà. Si tratta di oltre 300’000 elvetici!

E il Ticino, ovviamente, è il cantone messo peggio, il fanalino di coda avendo il tasso di persone a rischio povertà ben al di sopra (23,3%) della media nazionale (14,6%). Da noi, quasi un anziano su tre è povero: una fetta di precarietà cinque volte superiore rispetto a quella di Basilea Città e tre volte superiore rispetto a quella di Zurigo. Eppure la Costituzione federale stabilisce che la pensione dovrebbe coprire adeguatamente i bisogni fondamentali. Beh, per troppi non è così. Siamo ancora lontani dal raggiungere questo obiettivo. E il Parlamento non ha concesso una compensazione totale dell’inflazione per le pensioni Avs.


Tasso di povertà assoluta over 65 per Cantone (Pro Senectute)

Col borsellino vuoto, l’anziano ridurrà le attività sociali, si ritirerà in casa, si lascerà andare aumentando il rischio di ammalarsi e generare costi sanitari. Lo mette in evidenza uno studio universitario voluto da Pro Senectute che in Ticino ha registrato quest’anno un’esplosione delle richieste di aiuto sia per consulenze sia per fatture non pagate. Tra loro anche Carlo, 66 anni di Biasca. Ci racconta che da mesi non paga la cassa malati perché non ce la fa e finalmente ha trovato il coraggio di chiedere aiuto a Pro Senectute. Spera di accedere alle prestazioni complementari, altrimenti dovrà emigrare. La sua Patria costa troppo.

Rincari per beni di prima necessità, cassa malati obbligatoria in continua ascesa e ventilati tagli statali (anche sui sussidi per i premi) non fanno sperare nulla di buono per il futuro. Inoltre le mutate condizioni del mercato del lavoro, come l’aumento dei tempi parziali e dei lavori su chiamata, si tradurranno in risparmi ancora più light in vista della pensione. E ancora: quei servizi di Pro Senectute oggi gratuiti come, ad esempio, il trasporto verso un centro diurno socio assistenziale, potrebbero diventare a pagamento. Anche sugli anziani più precari c’è la spada di Damocle dei tagli governativi. Come a dire: siete un costo troppo oneroso per la società! Chi può emigra.