laR+ IL COMMENTO

La frugale Svezia e la guerra delle gang

Traffico di droga, ghetti urbani ed esplosione della criminalità sconvolgono il ‘tranquillo e ordinato’ Paese scandinavo

In sintesi:
  • Alle autorità svedesi la situazione è letteralmente sfuggita di mano
  • Il primo ministro Kristersson punta il dito contro la politica di accoglienza degli immigrati
  • Il Paese si dimostra indifferente di fronte a un'importante fetta della sua popolazione
Le gang contano oggi su circa 30mila aderenti.
(Keystone)
7 ottobre 2023
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La Svezia brucia. Quasi come l’Ecuador o il Guatemala, anche se l’America Latina è distante anni luce dal Nord Europa. Eppure, nel solo mese di settembre, la guerra tra gang di trafficanti di droga ha provocato ben 12 omicidi, sovente con vittime giovanissime. Tanto da indurre il premier conservatore Ulf Kristersson a chiedere all’esercito di dare una mano alla polizia per stroncare la violenza. Sull’esempio dell’operazione “Vespri siciliani”, condotta in Sicilia durante gli anni 90 dopo le stragi di mafia che misero a ferro e fuoco l’Italia. In tanti, compresi i lettori dei romanzi noir svedesi di Camilla Läckberg e Stieg Larsson, per non parlare dei fan del detective Harry Hole creato dal norvegese Jo Nesbø, sono rimasti esterrefatti nel leggere dell’esplosione di criminalità in un Paese che, almeno nell’Ue, passava per essere tranquillo e ordinato. Tanto da appartenere al novero un po’ indisponente dei cosiddetti “frugali”, ovvero quelli sempre con il ditino alzato contro i pasticcioni e spendaccioni del Sud.

Eppure, il fenomeno della guerra tra bande di narcotrafficanti non è nuovo in Svezia: già nel 2022 aveva provocato 72 morti. Contribuendo a un tasso di omicidi nel Paese scandinavo di 1,6 per milione di abitanti. Un tasso di un bel po’ superiore alla media dell’Unione europea. Si consideri al riguardo che in Italia, dove la stampa gronda quotidianamente notizie di delitti, nello stesso periodo si sono registrati 0,6 omicidi per milione di abitanti. A Uppsala, Malmö e nella grande periferia di Stoccolma, dove i narcos svedesi sono maggiormente presenti non facendosi scrupolo di aprire il fuoco nei parchi pubblici frequentati dalle famiglie, operano dei veri e propri bambini soldati. “Ci sono bambini che chiedono alle gang di poter commettere omicidi”, ha ammesso il capo della polizia svedese Anders Thornberg. All’origine di questa sanguinosa faida c’è una guerra intestina nel cartello denominato Foxtrot, il cui leader, Rawan Majid, cittadino turco di origine curdo-irachena nato a Uppsala, coordina le operazioni da Ankara. Alle autorità svedesi la situazione è letteralmente sfuggita di mano: stando alle statistiche della polizia le gang contano su circa 30mila aderenti. Non a caso anche la sinistra, oggi all’opposizione, è a favore dell’intervento dell’esercito per riportare la legalità.

Il primo ministro Kristersson, dal canto suo, punta il dito contro la politica di accoglienza degli immigrati praticata nel corso degli anni dai suoi predecessori socialdemocratici. Kristersson ha pure denunciato le carenze, a livello di integrazione, che hanno contribuito alla creazione di ghetti urbani dai quali sono usciti i criminali che oggi stanno terrorizzando la Svezia.

La vicenda umana di Zlatan Ibrahimovic, ladro di biciclette da giovanissimo, cresciuto a Rosengård, il quartiere più reietto di Malmö, e salvatosi dall’emarginazione grazie al suo talento calcistico e a una caparbietà non comune, è esemplare a questo riguardo. Insomma, il Paese dei Nobel, delle tormentate penombre di Ingmar Bergman e della colonna sonora zuccherosa e squillante degli Abba, si dimostra fragilissimo e indifferente di fronte a un’importante fetta della sua popolazione: ora corre il rischio di crollare come un mobile Ikea montato male.