laR+ IL COMMENTO

Altri quindici giorni di attesa per una manovra già concepita

La proposta della Gestione al governo di posticipare di due settimane la presentazione del Preventivo 2024 sa di pura speculazione elettorale

In sintesi:
  • La scusa per il posticipo riguarda la volontà di attendere i dati trimestrali della Bns
  • Lo sguardo della politica è rivolto al 22 ottobre
  • La manovra di rientro si preannuncia dolorosa per molti
Diversi commissari sono anche candidati alle Federali
(Ti-Press)
13 settembre 2023
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“Risponde la segreteria telefonica del Consiglio di Stato. Al momento tutte le nostre linee sono occupate, la preghiamo di attendere”. L’attesa per conoscere i contorni della manovra di rientro durerà, in effetti, altri quindici giorni. Quei quindici giorni proposti dalla Commissione parlamentare della gestione al governo per presentare, con due settimane di ritardo rispetto a quanto previsto dalla legge (il termine sarebbe fine settembre), il messaggio concernente il Preventivo 2024.

La scusa (pardon: il motivo) per il posticipo riguarda la volontà della maggioranza della Commissione di attendere i dati trimestrali della Banca nazionale per capire se ci sono delle possibilità o meno di ricevere qualche quota di un eventuale utile da Berna.

Il ragionamento fatto da governo e Commissione è il seguente: qualora la Bns procedesse a una distribuzione ordinaria (il Ticino riceverebbe in quel caso una cinquantina di milioni), il deficit delle finanze cantonali prospettato per il 2024 sarebbe di circa 40 milioni di franchi, ovvero la cifra esatta indicata nel piano di rientro concordato dopo l’approvazione del Decreto Morisoli. Se invece da Berna non dovesse arrivare nulla, il deficit supererebbe i 90 milioni. “Avere qualche indicazione sui proventi della Bns – osserva il presidente della Gestione, Michele Guerra (Lega) – è importante per calibrare gli interventi senza sovrastimare o sottostimare la perdita”. A smentire Guerra ci pensa (probabilmente in modo involontario) il direttore del Dfe Christian Vitta: il ministro liberale radicale ha assicurato ieri che il lavoro di rientro per l’anno 2024 l’esecutivo l’ha già svolto “facendo astrazione dalle oscillazioni della Bns”.

Le cifre d’altronde confermano le affermazioni di Vitta: partendo da un preconsuntivo per il 2023 che prevede una chiusura a meno 200 milioni (che alla fine non saranno 200, come al solito, ma più probabilmente la perdita si situerà da qualche parte tra 100 e 150 milioni di franchi), si parla di un probabile deficit nel 2024 di 40 milioni se arrivano i soldi della Bns, di 95 milioni senza alcun versamento della Banca nazionale. Ergo, la manovra di rientro è già stata concepita e ruota attorno a dei risparmi per circa 100-120 milioni. Il problema è che, ad oggi, nessuno sa dove e chi andranno a colpire i tagli previsti dal Consiglio di Stato.

Perché mai, quindi, le forze politiche maggioritarie del parlamento, aritmeticamente rappresentate in seno alla Commissione della gestione, hanno deciso di “concedere” al governo due settimane in più per presentare il Preventivo 2024? Il calendario non mente. Lo sguardo della politica è rivolto al 22 ottobre, giorno in cui si svolgeranno le elezioni federali. Pura speculazione: per il 15 del mese prossimo la maggior parte dei cittadini avrà già espresso le sue preferenze attraverso il voto per corrispondenza.

Di fronte a una manovra di rientro che si preannuncia dolorosa per molti, sembra quasi che diversi membri della Gestione stiano pensando (non lo dicono, ma lo fanno) che questo modo di procedere possa contribuire a evitare ogni sorta di ripercussione a livello elettorale, in particolare per quei commissari che sono anche candidati. In fondo è come se ci stessero dicendo che i costi sociali piuttosto elevati dei tagli potranno e dovranno essere affrontati a tempo debito, quelli politici no.