In Ticino stiamo assistendo, perlopiù passivamente e per l'ennesima volta, a una clamorosa operazione di ridistribuzione regressiva della ricchezza
I giochi sono fatti. Immaginiamo di essere al casinò. Davanti a noi, attaccato al tavolo della roulette americana, c’è Carlo. Carlo, disoccupato, è un giocatore incallito, talmente preso dal gioco d’azzardo che cerca ripetutamente di elucubrare delle cervellotiche formule che gli consentano di vincere. È convinto che tutt’intorno a lui sia pieno di messaggi criptati da decifrare, numeri. Ovunque. Questa sera il suo numero è l’undici. A ogni giro di pallina la sua scommessa è la stessa: la serie con 8, 11, 23 e 30; 11 e cavalli; 11 e i due. “20 pezzi di gioco”, annuncia il croupier ad alta voce. Lucio, l’amico che accompagna Carlo, lo guarda stranito: non capisce il perché della sua ostinazione con l’undici. Glielo chiede mentre sono seduti al bar. “Stamattina (ieri, ndr), mentre ero in bettola a sfogliare laRegione, mi è caduto l’occhio sull’articolo che parla del Consuntivo 2022 del Cantone. Lo sapevi che tra preventivo e consuntivo c’è stato uno scostamento di 137 milioni di franchi? 137 era anche la cifra messa a preventivo nel 2023 per i milioni della Bns, quei milioni che non arriveranno mai. Non può essere un caso”. Lucio non capisce cosa c’entri l’undici. “Come fai a non vederlo? – risponde Carlo –. 1+3+7, quanto fa? 11”. La sorte però non sta dalla parte di Carlo e la sua teoria si dimostra un totale fallimento.
La sorte pare non stare nemmeno dalla parte della maggioranza dei cittadini di questo cantone. Ma qui non si tratta di gioco d’azzardo, anzi. In Ticino stiamo assistendo, perlopiù passivamente e per l’ennesima volta, a una clamorosa operazione di ridistribuzione regressiva della ricchezza. Una sorta di piano concepito dalle menti più illuminate del neoliberismo nostrano, grazie al quale a vincere saranno sempre gli stessi.
Le tappe sono piuttosto evidenti. Il punto di partenza è quello di un bilancio in equilibrio (per il 2022 i conti dello Stato hanno registrato un avanzo di 3 milioni di franchi). “Nessuno si illuda, però – ammonisce il direttore del Dfe Christian Vitta –. Ci attendono tempi difficili”. Infatti, di fronte a una situazione contingente (il mancato versamento di dividendi da parte della Bns) il governo intende mettere in atto una manovra strutturale di rientro di circa 150 milioni di franchi, 13 in più rispetto ai “famosi” 137 inseriti nel Preventivo ’23 e subito sfumati. Procedendo in questo modo nel 2024 il deficit massimo del Cantone non dovrebbe superare i 40 milioni. Mentre nel 2025 dovrebbe essere raggiunto – o meglio, ritrovato – il pareggio di bilancio.
Cosa succederebbe, però, se già nel 2024 la Banca nazionale tornasse a versare dividendi? Forse due quote l’anno prossimo (nel preventivo della Confederazione, in effetti, verrà inserita una distribuzione ordinaria di 2 miliardi), forse qualcosa in più negli anni successivi. Beh, a quel punto gli stessi sostenitori del rigore a oltranza potranno portare a termine, senza sussulti, i loro propositi; ovvero gli sgravi per i redditi alti e molto alti, la neutralizzazione fiscale dell’aggiornamento delle stime immobiliari, la deduzione integrale dei premi di cassa malati eccetera eccetera. Il tutto, miracolosamente, senza andare a “pesare” sulle finanze cantonali. Ecco l’11 in pieno per i più abbienti; lo stesso 11 che il povero Carlo non è mai riuscito a beccare in tutta una vita passata al casinò.
Detto in francese forse suona meglio: les jeux sont faits.