laR+ IL COMMENTO

Giustizia trasparente, nell’interesse di tutti

L’accoglimento, da parte del Tf, del ricorso per l‘accesso al decreto di abbandono ‘Chiappini’ è una vittoria – piena – non solo de ‘laRegione’

In sintesi:
  • Il controllo dell’attività della magistratura è un caposaldo dello Stato di diritto
  • Un decreto di abbandono equivale a una sentenza assolutoria pronunciata da una Corte al termine di un processo (pubblico)
  • Anche un decreto di archiviazione può raccontare molto di una persona e di una vicenda
Colonne portanti dello Stato di diritto
(Keystone)
15 novembre 2022
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L’accoglimento integrale, da parte del Tribunale federale, del ricorso che avevamo inoltrato contro le forti limitazioni imposteci dalla Corte ticinese dei reclami penali nell’accesso al decreto d’abbandono emesso dal Ministero pubblico, peraltro cresciuto già in giudicato, nei confronti di don Azzolino Chiappini, è una vittoria – piena – non solo de ‘laRegione’. Ed è una vittoria non solo sul piano giuridico. Il recente verdetto della massima istanza giudiziaria elvetica riconosce, e ribadisce, il diritto dei media – dunque dell’opinione pubblica, dunque dei cittadini – di apprendere i fatti e i motivi per cui la Procura decreta l’archiviazione di un procedimento penale. E questo per consentire di capire come si è giunti alla decisione e di valutare l’agire dell’autorità giudiziaria, stabilendo anche se eventuali polemiche al suo indirizzo siano fondate o meno. La recente sentenza dei giudici di Mon Repos riguarda pertanto tutti quanti hanno a cuore la trasparenza della giustizia. Il controllo dell’attività della magistratura è un caposaldo dello Stato di diritto.

E non siamo gli unici a sostenerlo. Lo rammenta il Tribunale federale nel verdetto, quando richiama le disposizioni della Costituzione federale e della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Le quali "sanciscono il principio della pubblicità della giustizia" che rappresenta, si sottolinea nella decisione, "un principio fondamentale dello Stato di diritto che permette a chiunque di assicurarsi che la giustizia sia resa correttamente, tutelando la trasparenza e la fiducia nei tribunali ed evitando l’impressione che determinate persone possano essere favorite o sfavorite ingiustificatamente dalle autorità giudiziarie".

Un decreto di abbandono equivale a una sentenza assolutoria, a una sentenza di assoluzione pronunciata da una Corte al termine di un processo (pubblico). Per questo il principio della pubblicità, ancorato al terzo capoverso dell’articolo 30 della Costituzione federale, vale anche per i decreti d’abbandono. È quanto ricorda la prima Corte di diritto pubblico del Tribunale federale.

Anche un decreto di archiviazione può raccontare molto di una persona e di una vicenda intorno alle quali c’è stato o c’è un grande e giustificato interesse pubblico. Era successo per esempio con il caso Argo 1, dal nome della società privata di sicurezza incaricata dal Cantone di sorvegliare i centri per i richiedenti asilo. Nessun rimprovero di carattere penale, ma diversi quelli mossi dal Ministero pubblico sul piano amministrativo e contenuti appunto nella decisione di abbandono del procedimento giudiziario. Furono questi ultimi, insieme ai risultati dell’inchiesta parlamentare, a generare contraccolpi politici. O meglio, a contribuire alla mancata rielezione del consigliere di Stato titolare all’epoca del Dipartimento sanità e socialità.

Ci auguriamo poi che la sentenza dei giudici federali stimoli il restyling del sito online dell’Amministrazione cantonale dedicato alla pubblicazione delle sentenze delle corti ticinesi. Oggi non è aggiornato in maniera tempestiva, è incompleto e di conseguenza non è fruibile. Dal febbraio 2021 è pendente una mozione al Consiglio di Stato dei deputati Sabrina Aldi (Lega) e Fiorenzo Dadò (Centro/Ppd) per migliorarlo. Sarebbe ora. Per garantire una Giustizia trasparente, alla quale tutti possano accedere.

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