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I bastian contrari

Secondo un sondaggio condotto da Tamedia e 20 Minuten, il partito svizzero che più si identifica con Putin è l’Udc: a "comprenderne le motivazioni" è ben il 40% della sua base, contro il 19% del Plr o il 12% del Ps. Secondo il Tages-Anzeiger a influenzare gli elettori democentristi sono le opinioni di alcuni leader, in particolare Roger Köppel e Andreas Glarner, famosi per le posizioni radicali, vicine all’estrema destra europea. Eppure, chi frequenta i social media potrebbe aver notato che ad avere queste simpatie non sono solo i membri dell’Udc, bensì un gruppo più eterogeneo di persone, molte delle quali prima si opponevano anche alle misure anti-Covid. È davvero così? E qual è il nesso? Lo chiediamo alla Prof. Dr. Katja Rost, direttrice del Dipartimento di Sociologia dell’Università di Zurigo, che ci fa un ritratto di certi gruppi isolati che oggigiorno si trovano con facilità sui social media.

Chi ha un’opinione opposta a quella della maggioranza si sente incompreso, tende a isolarsi e inizia a muoversi dentro circuiti chiusi dando vita a comunità di pensiero nelle quali i singoli membri trovano la propria identità. Con la pandemia, il discorso fatto sui media tradizionali dedicato al Covid è durato molto più a lungo ed è stato molto più intenso di ciò che di solito avviene per altri temi (per es. l’ecologia, la protezione degli animali, gli stranieri ecc.). Ciò ha causato una reazione più forte e rigida da parte di questi gruppi isolati, che si sono rafforzati trovando adepti e simpatizzanti in numero maggiore rispetto al solito. Questo è successo per esempio a chi praticava la medicina alternativa: essendo generalmente contro le vaccinazioni, queste persone, messe sotto pressione ed escluse, si sono radicalizzate. Quando è scoppiata la guerra nell’Ucraina hanno sentito il dovere di andare contro la cultura dominante, nella quale individuavano il nemico, e di seguire la morale alternativa di Putin. Passare da una tematica all’altra è tipico di questi fenomeni: quando un tema si esaurisce, bisogna trovarne uno nuovo per sentirsi accettati e rafforzare la propria identità. Spesso il fenomeno riguarda persone intrappolate in situazioni di disagio, personale o professionale, ma anche individui ideologicamente motivati, che combattono "per il bene". Secondo Katja Rost, con la fine della pandemia, che ha spaccato la società dal suo interno, dovremmo aver raggiunto il picco, che ora sta lentamente scemando, dato che la guerra in Ucraina ci tocca meno da vicino. Il discorso sui social media, a tratti fortemente aggressivo e spesso chiuso in singole "bolle", ha comunque anche tratti positivi: la maggiore circolazione di informazioni e lo scambio democratico. Con il tempo, la professoressa ne è convinta, impareremo a usare i sociali media in modo più saggio. I giovani già lo stanno facendo adottando comportamenti più rispettosi. L’attivismo mediale può inoltre influenzare la politica dal basso, per esempio spingendo le imprese, timorose di rovinare la propria immagine, a ritirarsi dalla Russia. Non possiamo dunque far altro che restare positivi!