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Socialdarwinismo tra i banchi di scuola? No, grazie

Superamento dei livelli alle medie: un dibattito condito da rivendicazioni ideologiche che non tengono conto delle reali necessità del mondo scolastico

I giovani ticinesi restano in attesa di una vera riforma
(Ti-Press)
23 dicembre 2021
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Ci risiamo: s’inizia parlando di scuola, si finisce in un dibattito partitico. Sarà che in fondo pure la scuola è politica? La risposta è sì. Sì, ma non solo.

La discussione intorno alla proposta di superamento dei livelli A e B in terza media, formulata dal Decs circa un mese fa, si è scaldata con gli interventi del presidente cantonale del Plr Alessandro Speziali e del granconsigliere dell’Udc Sergio Morisoli. Se da un lato, appunto, è normale che i partiti vogliano dire la loro su un argomento così delicato per tutta la cittadinanza, dall’altro risulta un po’ spiacevole che il dibattito in merito alla scuola venga condito da rivendicazioni di carattere prettamente ideologico (c’è ancora chi vede di buon occhio il socialdarwinismo di Spencer tra i banchi delle medie), che poco c’entrano con la necessità pedagogica di rivedere un impianto, quello dei livelli, che agli occhi degli esperti del mondo scolastico risulta ormai “obsoleto”.

Perché la premessa è questa: i livelli nella scuola media vanno superati. La domanda sta quindi nel come. Ed è qui che s’inserisce il progetto messo in consultazione dal Decs. Consultazione che si chiude proprio oggi e che ha raccolto varie prese di posizione dagli addetti ai lavori.

La principale obiezione sollevata da più parti, rispetto alla proposta, riguarda la limitazione del superamento dei livelli alla sola terza media. Come mai nella consultazione – non vincolante – lanciata dal Dipartimento diretto da Manuele Bertoli non è stata inclusa la quarta, e di conseguenza le condizioni di accesso alle scuole medie superiori? Ci sembra di capire che la motivazione di questa scelta, che a priori può sembrare contraddittoria, sia da ricondurre a una questione di pragmatismo: l’introduzione dei laboratori a classi dimezzate in terza, e il conseguente abbandono della differenziazione strutturale in corsi attitudinali e di base, è realizzabile attraverso una modifica del regolamento. Quindi, un passo che il Decs può compiere senza dover passare dal parlamento. O meglio, senza “quasi” dover passare dal parlamento. Già, perché al Gran Consiglio rimane la facoltà, attraverso un emendamento, di bocciare la voce di spesa inserita nel preventivo 2022 di 390’000 franchi che servirebbe a coprire il costo dello sdoppiamento delle classi in laboratori per il tedesco e la matematica. La destra si spingerà fin lì pur di bloccare il progetto? Sarebbe davvero un peccato.

In ogni caso risulta difficile pensare che a Bertoli e al suo staff sia sfuggita la quarta media dal ragionamento. Più plausibile ipotizzare che le ferite della bocciatura popolare del più ambizioso progetto ‘La scuola che verrà’ nel 2018 non siano ancora cicatrizzate, o non del tutto. E che ora il consigliere di Stato socialista, quasi a fine carriera in governo, si sia deciso a togliere la scuola dall’immobilismo, introducendo sì una riforma parziale, ma avviando un percorso di sperimentazione che permetta poi alla futura conduzione del Decs di completare la trasformazione di cui il Ticino ha urgentemente bisogno.

D’altronde è innegabile (lo dimostrano le dichiarazioni delle ultime settimane) che i tempi e i consensi, in parlamento, non siano ancora maturi per attuare una riforma più profonda del sistema scolastico ticinese. È anche chiaro che gli equilibri in Gran Consiglio potrebbero cambiare dopo le Cantonali del 2023.

Nel frattempo il mondo della scuola e soprattutto i giovani restano in attesa.