Il Gran Consiglio sarà chiamato presto a eleggere tre pp. Lottizzazione o competenze? Intanto gli esperti indicano quella che considerano la candidatura migliore
Ci (ri)siamo. Presto il Gran Consiglio sarà alle prese con un nuovo pacchetto di nomine in magistratura. In questa tornata i novanta deputati saranno chiamati a designare anche tre procuratori: due andranno a incrementare il numero di inquirenti in seguito al potenziamento dell’organico del Ministero pubblico deciso nei mesi scorsi da Consiglio di Stato e parlamento, mentre uno occuperà il posto liberatosi dopo il passaggio di Nicola Respini al Tribunale d’appello. L’elezione di pp e giudici di solito manda in fibrillazione i partiti che con trattative e accordi (oggi tocca a me, domani a te) cercano di spartirsi le poltrone a Palazzo di giustizia, piazzando i candidati appartenenti alle rispettive aree politiche. È quella lottizzazione denunciata a parole, ma praticata al momento delle nomine. Alcune formazioni politiche devono allora aver accusato forti dolori di pancia quando hanno appreso che la Commissione di esperti considera il candidato, che ci risulta essere indipendente, René Libotte, 36 anni, dal 2017 procuratore pubblico del Canton Grigioni, il migliore fra gli aspiranti procuratori reputati idonei a ricoprire la carica. Se cinque periti, in prevalenza ex giudici, ritengono che quella di Libotte, lanciatosi nella corsa senza essere in quota a questo o a quel partito, sia la candidatura migliore (vedi la ‘Regione’ del 14 settembre), qualcosa vorrà pur dire.
L’obiezione è la solita: in base alla Costituzione cantonale è il Gran Consiglio che elegge le toghe, non la Commissione di esperti, tenuta solo a esprimere all’attenzione dei deputati un parere tecnico sulle candidature. D’accordo, tuttavia al parlamento incombe anche la responsabilità di assicurare alla magistratura persone capaci, a prescindere dal loro colore partitico. Oggi, soprattutto oggi, se ci riferiamo unicamente all’autorità giudiziaria di perseguimento penale, il Ministero pubblico ticinese ha bisogno di persone – donne e uomini, appartenenti o non appartenenti a un’area partitica – professionalmente preparate, equilibrate (i pp decidono anche della nostra libertà), in grado di sopportare i duri ritmi di lavoro di un ufficio confrontato con oltre diecimila incarti, tra grandi e piccoli, in entrata all’anno. Ed è su queste persone che i cittadini si augurano cada la scelta del Gran Consiglio. Bene, riguardo ai tre futuri pp siamo in attesa di conoscere le proposte di elezione che la commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’ sottoporrà al plenum.
Crediamo comunque che, in prospettiva, sia necessario, da parte del Gran Consiglio, prendere seriamente in considerazione un cambiamento del sistema di nomina dei procuratori. Per esempio si potrebbe attribuire al parlamento la competenza di designare soltanto la Direzione del Ministero pubblico, ovvero il procuratore generale e i suoi sostituti. Alla Direzione il compito poi di reclutare il resto della squadra, cioè il grosso degli inquirenti: concorso, assessment, contratto. Non sarebbe una novità in Svizzera. In questo modo non sparirebbe del tutto l’influenza dei partiti sulle nomine, dato che la Direzione dell’ufficio continuerebbe a essere eletta dal parlamento. Ma potrebbe ridursi di molto, pensando appunto al resto della squadra. E magari qualche partito non esigerebbe più il contributo finanziario al magistrato che grazie al suo sostegno ha fatto eleggere. Un contributo che, quantomeno all’apparenza, solleva più di un dubbio sull’indipendenza e l’autonomia, come magistrato, di quel pp o di quel giudice. E probabilmente cesserebbero i cambiamenti di casacca (partitica) in zona Cesarini di coloro che con il sistema attuale le tentano tutte pur di farsi eleggere.