Nell'ennesimo tentativo di ‘scrivere la storia’ la Nazionale rossocrociata se la vede con la fortissima Francia. Non aver nulla da perdere, però, non basta
È dal 1954, una data che a furia di rispolverarla ogni due anni rischia di diventare un’ossessione, che la Svizzera ambisce a finalmente riconquistare i quarti di finale di un grande torneo. Non che la Francia sia l’avversaria ideale per alimentare i sogni di gloria, tuttavia vietato partire battuti. In fondo, una volta o l’altra dovrà pur succedere che le colonne d’Ercole che rappresentano un limite invalicabile per le ambizioni rossocrociate possano finalmente crollare sotto la spinta di una squadra che, stavolta più che mai, non ha davvero niente da perdere.
Alla vigilia di un confronto impari, sulla carta, come quello con la Francia, in Davide al cospetto della figura ingombrante di Golia ci deve per forza essere una leggerezza d’animo tipica dei duelli in cui c’è una chiara favorita e un’avversaria la cui eliminazione non farebbe certo urlare allo scandalo, tanto è pronosticabile.
Decisamente altri erano invece i presupposti che accompagnarono la Svizzera nei due più recenti precedenti allo stadio degli ottavi di un grande torneo.
Contro la Svezia ai Mondiali di Russia (2018) e contro la Polonia agli Europei di Francia (2016), i rossocrociati si trovarono di fronte due rivali alla portata. Di più: la Svezia aveva pure qualcosa in meno, sul piano del “credito” internazionale. In quel confronto la Nazionale elvetica partì come favorita, ma steccò malamente. In Francia uscì di scena dopo i calci di rigore contro una Polonia per larghi tratti dominata.
Quelle battute d’arresto furono imputabili alla mancanza di personalità di una squadra che al momento di “scrivere la storia” (l’espressione è sempre quella, ed è stata sfoderata anche alla vigilia di questo Euro) si smarrì, vittima di limiti che nel frattempo ha cercato di superare.
Le prime verifiche non hanno sciolto tutte le riserve circa il valore di un gruppo che non ha brillato contro il Galles e ha sfigurato contro l’Italia, salvo poi reagire, quantomeno sul piano del risultato, contro una Turchia sfiduciata. Tuttavia la forza della Francia campione del mondo è tale che – maturi e consapevoli o no che gli elvetici siano – il duello odierno sfugge alle logiche di una partita tra due avversari non di pari livello, per diventare un match a eliminazione diretta che nasconde molte insidie in primis per chi veste i panni della squadra nettamente favorita, con il titolo di campione del mondo sulle spalle che ha un peso specifico. Ma anche, ovviamente, con tanta di quella qualità da confermare tutto quanto di buono viene detto e scritto circa il suo conto.
Per la Svizzera è il sesto ottavo di finale dai Mondiali negli Stati Uniti nel 1994, il quarto di fila. Il momento, con tutti i pronostici contro, è propizio. Di buon auspicio sono i precedenti legati alla Costarica alla Coppa del mondo del 2014, all’Islanda e al Galles agli Europei di cinque anni fa, alla Russia nel mondiale casalingo di tre anni fa. A loro l’exploit riuscì. Per tornare ai tempi nostri, che fungano da esempio l’Ungheria e l’Austria. I magiari hanno sfiorato l’impresa nel gruppo in cui li si dava per spacciati un secondo dopo il sorteggio. Invece hanno fatto tremare la Germania. L’Austria, con una prestazione tutta cuore, abnegazione e sacrificio, ha reso la vita difficile alla celebratissima Italia di Mancini. Senza dimenticare la Repubblica Ceca, fresca di impresa contro l'Olanda. Insomma, se l’atteggiamento e lo spirito sono quelli giusti, un risultato sportivo che sulla carta è impossibile, sul campo può anche diventare un’opzione.
Vi è solo da capire se questa Svizzera abbia le qualità soprattutto morali di chi una pagina di storia già l’ha scritta. Qualche volta sono emerse: si pensi al 2-0 contro il Portogallo nel 2016, al debutto nelle qualificazioni ai Mondiali del 2016, o al 5-2 contro il Belgio nel novembre 2018 a Lucerna, in Nations League. Risultati sensazionali, ma sempre nelle eliminatorie, mai quando si tratta di scrivere la storia o uscire di scena allo stadio della competizione che ormai quasi da 70 anni segna la fine delle ambizioni rossocrociate.