Vaccinati, guariti e momentaneamente negativi al test potranno avere una certificazione che permetterà una vita quasi simile alla pre pandemia
Destreggiarsi tra Covid pass, tamponi molecolari e antigenici, quarantene preventive e obblighi di mascherine, sarà probabilmente il gioco sociale dell’estate incipiente. E questo che si esca o no dai confini nazionali, che si decida di trascorrere qualche giorno al mare o seguire un concerto open air in patria, semmai ce ne saranno, oppure andare una sera in discoteca. Munirsi di una certificazione ufficiale che dimostri di essere ‘sani’ sarà di fatto imperativo per riconquistare spazi di libertà individuale e sociale perduti negli ultimi mesi. Qualche anticipazione di quanto accadrà nelle prossime settimane le ha fornite il consigliere federale Alain Berset. A parte i luoghi definiti ‘della quotidianità’ (trasporti pubblici, scuola, lavoro e negozi) contrassegnati con il colore verde, l’obbligatorietà del certificato sarà attivabile, in caso di peggioramento della situazione epidemiologica, per frequentare bar, ristoranti o palestre (settore arancione). Sarà però obbligatorio per i cosiddetti grandi eventi e per andare all’estero. I primi certificati dovrebbero essere rilasciati a partire dal 7 giugno, mentre l’attestato sarà a disposizione di tutta la popolazione al più tardi dalla fine di giugno.
In estrema sintesi: tutti coloro che vivono in Svizzera dovranno avere accesso a questo documento che verrà rilasciato dall’autorità pubblica a chi è vaccinato, guarito o risulta negativo a un test Covid eseguito al più tardi nelle 48 ore precedenti. Documenti analoghi, cartacei o elettronici, sono in fase di attuazione anche nel resto dell’Europa. Anzi, il documento svizzero sarà compatibile con quello dell’Unione europea e permetterà di viaggiare certamente all’interno dello spazio Schengen.
Al pari dei ‘green pass’ europei, come sono stati definiti, lo scopo primo di questo documento è quello di accelerare l’uscita graduale dalle restrizioni imposte dalla pandemia e tornare alla vita tout court. Infatti, questo passo dovrebbe anticipare e poi accompagnare gli ulteriori allentamenti previsti dalla Confederazione da luglio. Pensiamo alle grandi manifestazioni sportive e culturali. Nel contempo dovrebbe anche facilitare lo spostamento per turismo: in entrata e in uscita dalla Svizzera.
Le vacanze sono evasione, ancorché per una settimana o due, dalla routine quotidiana che negli ultimi mesi è stata cadenzata da divieti di assembramenti, bar e ristoranti chiusi, eventi culturali spariti dall’agenda di tutti. Il lavoro, per chi lo aveva e non era obbligatoriamente a distanza, è stato di fatto l’unico svago sociale di questo lungo periodo. Ora la prospettiva del ritorno a una sorta di normalità che richiama il mondo pre Covid, anche se mediata da un certificato sanitario, è comunque una buona notizia. Dà la speranza che prima o poi questa fase sarà accantonata per sempre. Speranza accresciuta anche dalla campagna di vaccinazione che dopo una fase iniziale di rodaggio un po’ lenta, dovuta principalmente ai ritardi nelle consegne del prodotto da parte delle case farmaceutiche, ha preso finalmente slancio. In attesa della compatibilità della certificazione svizzera allo standard europeo, per poter uscire dai confini nazionali bisognerà attenersi alle regole che i vari paesi hanno messo in vigore: tra chi chiede un test molecolare, chi si accontenta di un test antigenico e chi ancora richiede quarantene preventive e tamponi successivi. Insomma, un ginepraio che il Covid pass dovrebbe contribuire a dipanare sperando che sia la prima e ultima estate in cui tale documento si accompagnerà a passaporti e carte d’identità.