Servono scelte coraggiose, fuori da Palazzo c'è un mondo che soffre e che ha bisogno di risposte. I partiti lavorino insieme sapendo di perderci qualcosa
È da inizio pandemia che dalla politica arriva l’invito rivolto a se stessa di concentrarsi sulle priorità, scegliere quei pochi temi e ambiti su cui investire energie e denaro in tempi di crisi e riporre momentaneamente nel cassetto ciò che è procrastinabile. Finché però ogni partito fisserà le proprie priorità senza riuscire a inserirle in un discorso d’insieme l’esito sarà quello che abbiamo conosciuto in questi mesi: stancamente fallimentare. Lecitamente ogni partito in Gran Consiglio fa sentire la propria voce, porta avanti i temi a lui cari, propone azioni conseguenti alla linea di pensiero e di visione che ha della società. Ma il periodo che stiamo vivendo dovrebbe far capire alla politica che non è più tempo delle battaglie di cortile e della gara a chi issa la propria bandiera più in alto e dove c’è più vento. Fuori da Palazzo delle Orsoline ci sono commercianti cui è stato impedito per decreto di lavorare, indipendenti che con le indennità ricevute non arrivano a fine mese o nemmeno al 20, ci sono esercizi pubblici che non riapriranno più. Il tutto con una macchina degli aiuti federali che, sebbene di altissimo livello se confrontata con altre realtà, ha mostrato una certa pesantezza in fatto di burocrazia e scarsa conoscenza di alcune dinamiche, di certi settori come quello culturale, di non poche sensibilità.
La situazione nelle strade, nei negozi, nelle case è preoccupante. Anche a livello sociale, con un disagio che non è solo giovanile ma è tangibile e sempre più evidente. Compito della politica è capirlo e ritrovare quello spirito unitario che, nella prima fase della pandemia, ha portato un Ticino compatto a sedere autorevolmente al tavolo delle discussioni con il Consiglio federale e a una gestione del confinamento tutto sommato positiva. La coda della pandemia, e soprattutto il post pandemia, saranno le pagine più difficili da scrivere. Prima o poi finiranno gli aiuti, e solo in quel frangente inizieremo ad avere sempre più chiare le proporzioni dell’impatto del Covid a livello economico e sociale. Certo, i segnali di una ripresa economica ci sono. Vanno sfruttati, implementati, cavalcati. Con idee, coraggio e visione del futuro. Ma come ha detto il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta questa ripresa non sarà sufficiente a far sparire, come d’incanto, tutti i problemi e farci tornare al sospiro di sollievo con cui negli ultimi anni abbiamo accolto preventivi e consuntivi con cifre nerissime. Serviranno interventi, quali ancora non si sa. Ed è su questi interventi che i partiti già oggi devono iniziare a fissare un’agenda, un programma, tracciare un sentiero comune. Insieme. Capendo che non possono esistere vincitori su tutta la linea in momenti delicati come quello che non solo il Ticino sta vivendo. Si chiederà dieci per ottenere cinque, magari. Sembrerà poco e non permetterà di lucidare medaglie davanti ai comitati cantonali. Ma di quel cinque occorrerà accontentarsi in nome di un sostegno comune, allargato, alla ripresa del Paese.
Non si può essere ottimisti, considerato come l’ultimo compromesso, quello sul Preventivo 2021, abbia retto pochi giorni prima che la Lega – che comunque nella commissione della Gestione non lo aveva firmato all’unanimità – decidesse di non sostenerlo ‘sfiduciando’ il proprio (ex) capogruppo. Pur non essendo ottimisti resta la speranza di vedere scelte con protagonista più chi è fuori e soffre, che chi è dentro e decide.