laR+ Commento

Bellinzona, la ‘cura’ sia svelata subito

Municipio e candidati dovrebbero indicare adesso, e non dopo le elezioni di aprile, dove tagliare spese e servizi per ridurre i disavanzi

La 'spending review' dovrebbe dare risultati entro l'autunno, ma meglio sarebbe avere indicazioni prima delle elezioni comunali (Ti-Press)
8 gennaio 2021
|

La soporifera campagna elettorale avviata un anno fa a Bellinzona è stata spazzata via dal coronavirus in un clima politico surriscaldatosi sui decessi Covid in casa anziani e sui tre sorpassi milionari. In entrambe le circostanze il Municipio si è detto pronto ad assumersi la responsabilità politica (come prevede la Legge organica comunale) ma ha mostrato difficoltà nel comprendere e far comprendere la genesi delle due bombe scoppiategli in mano. E nel dover accettare che siano state favorite, se non innescate, dal vecchio modo di gestire la cosa pubblica che proprio l’aggregazione avrebbe dovuto metamorfizzare dall’interno.

Municipio coeso? No, dicasterizzato

In questo contesto complicato – nel quale il Municipio durante l’intera legislatura ha fatto della propria coesione un mantra per poi scoprirsi eccessivamente dicasterizzato – si è consolidata una polarizzazione che troverà sfogo nelle elezioni comunali del 18 aprile. Nella sinistra alternativa Verdi, Forum e Mps sono scesi a più miti consigli dopo i vani abboccamenti del passato: se riusciranno a sopportarsi a vicenda hanno le cifre per aggiudicarsi cinque o più seggi in Consiglio comunale, fare gruppo ed entrare nelle commissioni; mentre per il Municipio molto dipenderà da come la Sinistra tradizionale riuscirà ancora a sostenere il proprio sindaco e il secondo seggio lasciato vuoto da Roberto Malacrida sempre ben sostenuto dall’elettorato. Dal canto suo il Ppd con l’uscente Giorgio Soldini dovrebbe poter dormire sonni abbastanza tranquilli, pur considerando che a destra Lega e Udc (non sempre compatte nel portare avanti le idee comuni, ma pur sempre unite in lista e pronte ad alzare i toni della polemica) mirano a raddoppiare la presenza nell’Esecutivo, in seno al quale Mauro Minotti, responsabile delle finanze in profondo rosso, si è da subito allineato alla maggioranza senza suscitare entusiasmo fra i suoi. Infine il Plr, chiamato al difficile compito di difendere i tre seggi sostituendo Christian Paglia (scaricato dalla sua stessa sezione che si attendeva le dimissioni dopo il terremoto Dop-sorpassi) e il vicesindaco Andrea Bersani, mentre Simone Gianini viaggia su solidi binari.

Spesa pubblica a briglie sciolte

Nel suo primo quadriennio la nuova Turrita ha macinato parecchio nel mulino dell’aggregazione, ma parimenti si ritrova con le riserve minacciate da previsioni di disavanzo preoccupanti, solo per un terzo generate dalla crisi pandemica. È facile pensare che fra meno di un anno – a elezioni comunali digerite – l’analisi della spesa pubblica ora avviata sfocerà in una cura ‘lacrime e sangue’. Qualche indicazione l’ha data da queste colonne l’ex vicesindaco Felice Zanetti, già responsabile delle finanze cittadine, che invitando il Municipio a concentrarsi sui progetti prioritari, ha rimarcato come la spesa sia stata lasciata galoppare indisturbata durante l’intera legislatura. Mentre l’autofinanziamento, ha aggiunto, dai 18 milioni portati in dote nel 2017 dai 13 ex Comuni si è ridotto a uno. Autofinanziamento fondamentale per sostenere gli investimenti strategici. Quelli che dovrebbero partire ora attingendo da un capitale proprio indicato dalle previsioni in caduta libera, passando dagli attuali 47 milioni a 24 fra quattro anni. Dimezzato in una sola legislatura. Capodicastero Finanze, Municipio e candidati dovrebbero dirci oggi, e non dopo il 18 aprile, dove reperire quelle risorse aumentando le tasse e tagliando la spesa interna ed esterna, ossia anche i servizi al cittadino.